Morta l'orsa Nina: una storia di sofferenza e nuova vita a Pescasseroli

Morta l’orsa Nina: una storia di sofferenza e nuova vita a Pescasseroli

L’orsa Nina, giunta in Italia nel 2020, è deceduta a causa di gravi patologie. La sua storia evidenzia le sfide della tutela degli animali in cattività e il loro passato traumatico.
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Morta l'orsa Nina: una storia di sofferenza e nuova vita a Pescasseroli - Gaeta.it

L’orsa Nina, giunta insieme alle sue compagne Greta e Brumo dalla Lituania nel giugno 2020, è deceduta presso il Centro Natura di Pescasseroli. Greta, la più anziana del gruppo, era già scomparsa nel 2022, lasciando Brumo come unico rappresentante degli orsi. La situazione sanitaria di Nina era critica, come confermato dai recenti esami dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, che hanno rivelato problematiche gravi, ma la sua storia merita di essere raccontata nel dettaglio.

La diagnosi e le cause della morte di Nina

In attesa dell’analisi clinica completa, la notizia del decesso di Nina era stata tenuta riservata dalle autorità. Solo recentemente, il referto ha svelato la presenza di una grave patologia. Nina soffriva di pleurite siero-fibrinosa, insieme a un’ipertrofia ventricolare sinistra del cuore e a un’epatite che ha portato a una grave insufficienza epatica. Prima di morire, presentava sintomi di profondi cambiamenti comportamentali, tra cui apatia e ridotto movimento, indicativi del suo malessere.

Queste informazioni dimostrano quanto possa essere complesso e fragile il ciclo vitale di animali in cattività, specialmente in età avanzata. Nonostante i notevoli sforzi per assicurare un ambiente più consono, le problematiche di salute che Nina ha dovuto affrontare sono risultate decisive per la sua vita.

Le origini di Nina e la sua vita a Pescasseroli

La storia di Nina, come quella delle sue compagne, è segnata da esperienze di sofferenza e privazione. Provenienti dall’Europa dell’Est, gli orsi sono stati tenuti in una condizione di cattività estrema. Documenti raccontano di abusi e sfruttamento, con l’uso per spettacoli circensi e sottoposti a condizioni di vita inadeguate, nel corso delle quali l’assenza di spazio e di libertà per muoversi ha caratterizzato gran parte delle loro esistenze.

Dal loro arrivo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, i tre orsi hanno trovato un rifugio più dignitoso. Hanno vissuto per quasi cinque anni in un’area recintata, dotata di elementi naturali come alberi e una vasca, che hanno contribuito a migliorare significativamente la loro qualità di vita. Qui, hanno avuto la possibilità di interagire tra di loro, superando in parte le traumi della loro vita precedente.

Tuttavia, pur essendo un grande passo in avanti, l’area non poteva considerarsi un habitat naturale. Era certamente migliore delle gabbie di cemento e ferro da cui erano fuggiti, ma presentava comunque limitazioni per un animale della loro specie. La loro esistenza, pur rispettosa della loro dignità, evidenziava le cicatrici lasciate da un passato difficile.

La tutela degli orsi: l’impegno delle associazioni e del parco

Il lavoro dell’Associazione Salviamo gli Orsi della Luna, insieme al Parco Nazionale e alla Fondazione Capellino, ha avuto un ruolo chiave nel miglioramento della vita di Nina, Greta e Brumo. L’obiettivo dell’associazione è sempre stato quello di garantire un futuro migliore per questi animali, aiutandoli a ritrovare un certo grado di benessere e libertà, anche se in un contesto di protezione.

L’aspetto più significante di questo impegno è la creazione di un spazio che, seppur limitato, ha permesso a Nina di scavarsi una tana e di adattarsi al nuovo ambiente. La sterilizzazione, richiesta dalle normative ambientali, ha rappresentato un ulteriore passo verso la gestione e la tutela dei tre animali.

L’attività di indagine condotta dagli ispettori del Ministero Lituano ha svelato un quadro di sfruttamento e cattività, dimostrando come molte di queste pratiche siano dannose e inaccettabili. Nonostante l’impegno delle organizzazioni, la realtà resta che Nina e gli altri orsi portano le cicatrici di una vita di privazioni, per la quale non esiste una facile soluzione.

Il racconto di Nina è, quindi, una storia significativa che evidenzia la complessità della tutela degli animali e le sfide per garantire un miglioramento reale delle loro condizioni di vita, in un contesto di protezione e rispettabilità.

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