La tragica scomparsa di Francesco D’Alò, un lavoratore precario di 60 anni, ha scosso profondamente Bologna. L’incidente, avvenuto in un cantiere di Autostrade, ha innescato una reazione immediata: un presidio ha bloccato il traffico sulla tangenziale, un gesto di protesta che parla chiaro. Questo evento drammatico riaccende il dibattito sulle condizioni di lavoro e sulla precarietà che affligge il settore delle costruzioni.
Il tragico incidente di Francesco D’Alò
Ieri mattina, mentre svolgeva il suo compito di segnalatore in un cantiere in fase di smantellamento, Francesco D’Alò ha perso la vita. Originario di Grottaglie, lavorava per un’agenzia interinale da oltre un anno, avvisando gli automobilisti riguardo l’ingombro della strada. Ma un furgone in transito lo ha travolto, spezzando la sua vita e lasciando un vuoto incolmabile. Questo incidente non è solo una tragedia personale; è un campanello d’allarme sui rischi che affrontano quotidianamente i lavoratori precari, privi delle stesse tutele di chi ha un contratto a tempo indeterminato.
Il dolore per questa perdita si trasforma in un grido di aiuto da parte dei sindacati, che denunciano la mancanza di misure di sicurezza adeguate per i lavoratori somministrati. La storia di D’Alò diventa così un simbolo delle difficoltà di chi vive in condizioni precarie, sollevando interrogativi cruciali sulla protezione e sulla salute dei lavoratori.
La reazione dei sindacati e la mobilitazione
Dopo l’incidente, i sindacati Nidil Cgil e Fiom Cgil hanno immediatamente organizzato un presidio, richiamando l’attenzione sulla questione della sicurezza sul lavoro. Gaia Stanzani, segretaria di Nidil Cgil di Bologna, ha espresso il crescente malcontento per le condizioni dei lavoratori precari. “Siamo stanchi che i lavoratori somministrati siano i primi a essere assunti e i primi a essere licenziati senza alcuna protezione,” ha dichiarato, con una voce carica di frustrazione.
Simone Selmi, segretario di Fiom Cgil di Bologna, ha aggiunto che non è più accettabile che il committente non venga ritenuto responsabile per quanto accade nelle aziende appaltatrici. Le sue parole risuonano come un appello a un intervento coordinato da parte di imprese, governo e parti sociali. È chiaro: la questione della sicurezza sul lavoro non può più essere ignorata.
Le esigenze di cambiamento nel sistema degli appalti
I sindacati chiedono un intervento radicale sul sistema degli appalti. La precarietà lavorativa è diventata insostenibile, con lavoratori di tutte le età, anche a 60 anni, esposti a rischi elevati. L’incidente di ieri è solo l’ultimo di una lunga serie che mette in evidenza l’urgenza di riforme significative. “È necessario un investimento sistemico che garantisca adeguate tutele ai lavoratori,” ha ribadito Selmi, sottolineando che il tempo delle promesse è finito.
La storia di Francesco D’Alò e il suo tragico destino devono servire da monito. Il presidio di oggi non è solo un gesto simbolico; è un passo concreto verso la richiesta di maggiori tutele e responsabilità. Dietro ogni numero, ci sono persone, famiglie e storie da proteggere.
Un precedente inaccettabile: all’orizzonte un nuovo sciopero
Questa drammatica vicenda non è un caso isolato. Solo un anno fa, Bologna ha vissuto un’altra tragedia sul lavoro che ha portato a uno sciopero generale. La segretaria della Camera del Lavoro Metropolitana, Susanna Sandri, ha richiamato alla mente quelle giornate di protesta. C’è un’urgenza di cambiamento, e le esperienze passate devono essere il punto di partenza per costruire un futuro più sicuro per i lavoratori.
I sindacati hanno già annunciato un ulteriore sciopero per il 14 gennaio a Ravenna, per condannare “queste stragi sul lavoro inaccettabili.” Questo evento rappresenta la continuazione di una protesta necessaria, in cui la voce dei lavoratori viene amplificata affinché simili tragedie non si ripetano più. La lotta per la sicurezza e la dignità sul lavoro continua, e non si fermerà finché non ci saranno cambiamenti concreti.