Le dinamiche politiche che riguardano la guerra in Ucraina si intrecciano con le strategie e le risposte dei leader internazionali. In questo scenario, la stampa russa ha analizzato con durezza l’atteggiamento di Donald Trump, sottolineando le contraddizioni e i ritardi nella gestione della crisi. La posizione di Vladimir Putin rimane centrale e determinante, poiché solo lui può decretare la fine delle ostilità. La crisi e le scadenze, previste entro il primo periodo del nuovo mandato di Trump, si avvicinano e suscitano tensioni internazionali e preoccupazioni sulla stabilità della regione.
le scadenze del secondo mandato di trump e la pressione internazionale
Il 30 aprile 2025 segna i cento giorni dall’inizio del secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca. Questa data ha assunto un valore simbolico per molti osservatori, che la vedono come un momento per tracciare un bilancio della sua presidenza appena iniziata, caratterizzata da una gestione spesso confusa e contraddittoria. In Russia, il quotidiano Moskovsky Komsomolets ha dedicato ampio spazio a questo anniversario, collegandolo alle trattative diplomatiche in corso sul conflitto ucraino, in particolare tramite l’intermediazione di Steve Witkoff e i suoi frequenti viaggi a Mosca.
un giudizio severo su trump
Secondo il quotidiano di Mosca, Trump appare frettoloso e dovrebbe dimostrare un impegno concreto nel portare la guerra in Ucraina a una conclusione rapida. Dalle pagine del giornale emerge l’idea che, se entro Pasqua o nei cento giorni dall’inizio del mandato la situazione non dovesse risolversi, la presidenza americana verrebbe considerata un fallimento sul fronte della crisi ucraina. La metrica temporale diventa dunque uno strumento per giudicare la capacità di Trump di incidere concretamente su un conflitto che ormai prosegue da mesi.
Le date del 20 aprile e del 30 aprile vengono citate come appuntamenti cruciali per la diplomazia internazionale. Ci si attende, almeno secondo le attese della stampa moscovita, che in quei giorni possano registrarsi passi avanti significativi verso una soluzione. Nonostante questa speranza, il tono rimane scettico, sottolineando la mancanza di certezze sul chiarimento della crisi.
il ruolo esclusivo di putin nella fine della guerra
La possibilità di una fine rapida del conflitto in Ucraina appare legata in modo univoco a Vladimir Putin. Il presidente russo potrebbe fermare immediatamente la guerra dando ordine di sospendere i bombardamenti e ritirare le truppe. Finora, però, non ha assunto questa decisione. La strategia messa in atto finora consiste nel riferire la responsabilità del conflitto ora a Kyiv ora alla Nato, muovendo accuse che più sembrano giustificazioni che reali mosse diplomatiche.
nessun segnale di apertura da putin
Può sembrare sorprendente che, nonostante i tentativi di mediazione internazionale, Putin non abbia concesso alcun segnale tangibile di apertura verso la cessazione delle ostilità. La posizione russa resta rigida e immutabile sui campi di battaglia. Le continue dichiarazioni contrapposte e le accuse reciproche ostacolano ogni tentativo di dialogo concreto.
Il quadro si complica osservando la reazione di Trump, che in teoria, come presidente degli Stati Uniti, ha un ruolo decisivo nelle trattative per la pace e nelle forniture militari all’Ucraina. Fino a questo momento non si sono registrati interventi incisivi da parte sua per costringere Putin a fermare le azioni militari. Il ruolo dell’amministrazione americana viene invece giudicato dalla stampa russa come incerto e debole.
critiche della stampa russa al presidente americano
Il Moskovsky Komsomolets ha riservato a Trump una critica netta sul modo in cui gestisce la crisi. Il presidente statunitense viene descritto come una figura che cambia troppo spesso idea e che subisce l’influsso delle correnti interne alla sua amministrazione. Questa indefinitezza avrebbe un peso negativo nelle trattative internazionali e determinerebbe una percezione di debolezza.
Secondo il giornale di Mosca, Trump non mostra la fermezza necessaria per prendere decisioni decisive e per sostenere in modo coerente la posizione americana. Viene dipinto come un leader che si limita a favorire alcune posizioni di Mosca senza opporsi in modo chiaro ai piani di Putin. Questa descrizione si traduce in un’accusa di indecisione che, agli occhi della politica russa, limita la capacità degli Stati Uniti di incidere realmente sulla guerra.
L’atteggiamento di Trump sembra ricalcare la propaganda del Cremlino, almeno sul piano comunicativo, dando l’impressione di non voler irritare Mosca o creare tensioni inutili. Un episodio che ha suscitato particolare attenzione riguarda il rifiuto di concedere all’Ucraina la vendita di sistemi contraerei richiesti ufficialmente, non come richiesta di elemosina ma come normale acquisto.
il rifiuto americano alla vendita di sistemi contraerei all’ucraina
Gli Stati Uniti, sotto la guida di Trump, hanno deciso di non fornire all’Ucraina sistemi contraerei considerati fondamentali per proteggere città e obiettivi civili dagli attacchi russi. Questo rifiuto ha suscitato preoccupazione tra i sostenitori di Kyiv, perché lascia le infrastrutture strategiche esposte ai bombardamenti che non mostrano intenzione di arrestarsi.
un acquisto militare negato
L’Ucraina non aveva chiesto favori sul piano militare; il governo di Kyiv è disponibile a pagare per armamenti che potrebbero migliorare la capacità difensiva. L’interruzione di questa fornitura è stata interpretata come un gesto che non facilita la fine della guerra, ma al contrario ne prolunga le sofferenze.
Lasciare le città ucraine prive di protezione aerea lascia aperto lo scenario di ulteriori danni e di vittime civili. A pochi giorni da scadenze che potrebbero segnare un passaggio decisivo nelle trattative di pace, questa scelta arriva come una conferma dell’incertezza americana e del difficile equilibrio che si mantiene tra supporto all’Ucraina e dialogo con la Russia.
La strategia Usa, in questo frangente, non pare indirizzata a una conclusione rapida della crisi. Invece, al momento, la situazione continua a presentare segni di stallo militare e politico. Questi elementi rischiano di allontanare quei segnali di distensione che molti si aspettano già a ridosso delle date di fine aprile.