Il Myanmar sta affrontando una delle crisi più gravi della sua storia recente, a quattro anni dal colpo di stato del 1° febbraio 2021. Il paese del sud-est asiatico, segnato da conflitti in corso e violenze quotidiane, si confronta con un futuro incerto. Il drammatico aumento della fame, delle malattie e delle violazioni dei diritti umani ha colpito profondamente la sua popolazione, con un numero crescente di persone che vive in condizioni di estrema precarietà. Le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali stanno suonando l’allerta sulla situazione allarmante che coinvolge milioni di cittadini.
La guerra civile: un conflitto devastante
La guerra civile in Myanmar ha causato un numero devastante di vittime e disagi. Secondo l’Armed Conflict Location and Event Data Project , nel paese sono stati registrati oltre 50.000 morti, con più di 8.000 civili tra le vittime. Il conflitto ha portato anche a oltre 3,5 milioni di sfollati, costretti a lasciare le proprie case a causa della violenza. La situazione in Myanmar è stata frequentemente menzionata da Papa Francesco, il quale ha chiesto aiuto e pace per questa nazione martoriata.
I combattimenti riscontrati in diverse regioni del paese, come Chin, Kachin, Rakhine e la regione di Sagaing, hanno reso queste aree tra le più pericolose al mondo. Le operazioni militari sono evidenti, così come l’intensa attività delle forze di opposizione che lottano per ripristinare la democrazia. Le strade, le comunità e le scuole sono diventate teatri di violenza, costringendo la popolazione a vivere nel terrore e divenendo, di fatto, prigionieri nel contesto di una guerra in corso.
Fame e malattie: un futuro incerto
La crisi alimentare è un aspetto cruciale della situazione attuale in Myanmar. Il Programma Alimentare Mondiale prevede che oltre 15 milioni di persone potrebbero soffrire di fame nel 2025, un aumento rispetto ai 13,3 milioni registrati l’anno precedente. Questa emergenza sta colpendo in particolar modo quelle aree dove si verificano scontri armati tra l’esercito e le forze di opposizione.
Chi vive in queste zone colpite dalla violenza affronta livelli estremi di insicurezza alimentare. È stato segnalato che circa 20 milioni di persone, oltre un terzo dell’intera popolazione, avrà bisogno di assistenza nei prossimi anni, sia per motivi alimentari che sanitari. Gli aiuti internazionali faticano a raggiungere chi ne ha bisogno, a causa dei conflitti in corso e della presenza militare nelle città e nei villaggi, rendendo la situazione ancora più critica.
L’estrema povertà e la vita quotidiana
La povertà in Myanmar ha raggiunto livelli allarmanti, contribuendo all’aumento dei costi dei beni di prima necessità. Padre Bernardino Ne Ne, un sacerdote operante nel paese, ha segnalato che i prezzi alimentari sono in costante aumento, costringendo molti a vivere in condizioni di grave indigenza. Le persone sono costrette a rifugiarsi in campi profughi o in insediamenti spontanei, mentre l’accesso alla terra per coltivare alimenti è diventato praticamente impossibile.
La vita della comunità è segnata da angoscia; molti sopravvivono grazie all’assistenza di organizzazioni caritative, le quali si trovano a fronteggiare una richiesta di aiuto sempre maggiore. In alcune aree come Loikaw, l’esercito birmano ha persino occupato edifici religiosi per scopi militari, aggravando ulteriormente la situazione degli sfollati e dei vulnerabili.
Le mine antiuomo: una minaccia silenziosa
Un aspetto tragico del conflitto in Myanmar è rappresentato dall’uso crescente di mine antiuomo, che continuano a causare sofferenza tra la popolazione civile. Secondo il “Landmine Monitor 2024“, l’uso di questi ordigni è aumentato, con vittime registrate in tutti i 14 stati e regioni del paese. Nella prima metà del 2024, si sono contate 692 vittime civili, un terzo delle quali sono bambini.
Le tattiche di guerra includono anche l’intimidazione da parte delle forze militari che sfollano i villaggi e impiantano mine nei campi e nei luoghi di lavoro. Questa strategia ha reso le terre agricole e gli spazi pubblici potenzialmente letali, forzando i cittadini a vivere in ambienti estremamente pericolosi.
Il lavoro minorile: un fenomeno in crescita
L’emergenza umanitaria ha portato a un incremento significativo del lavoro minorile, poiché molti giovani, nel tentativo di sostenere le loro famiglie, finiscono intrappolati in situazioni di sfruttamento. Gli adulti, spaventati dall’obbligo di arruolamento militare, abbandonano il paese, aumentando così la richiesta di lavoro minorile in vari settori, inclusi l’agricoltura e il commercio.
La situazione è complessa, non solo per l’assenza di opportunità lavorative ma anche per l’impossibilità dei bambini di accedere a un’istruzione. Le scuole restano chiuse nella maggior parte delle aree colpite, privando i più piccoli del diritto fondamentale all’istruzione, con serie ripercussioni sul loro futuro e su quello del paese.
L’impegno della Chiesa cattolica: un faro di speranza
In questo scenario drammatico, la comunità cattolica in Myanmar sta cercando di offrire aiuto e sostegno a chi è più vulnerabile. I membri del clero e dei gruppi religiosi stanno lavorando attivamente nelle zone più colpite, avviando iniziative per assistere gli sfollati, le vittime della povertà e coloro che patiscono la mancanza di cibo e cure mediche. L’obiettivo è ricostruire una rete di speranza in un contesto di evidenti difficoltà.
Le attività delle comunità sono spesso limitate all’essenziale, come la celebrazione dei sacramenti, mentre si cerca di dare un aiuto concreto a chi vive in condizioni precarie. Giunti a questo punto di crisi, il bisogno di sostegno umano e di speranza è più forte che mai nel Myanmar.
Ultimo aggiornamento il 31 Gennaio 2025 da Laura Rossi