Nanni Moretti al Teatro Petruzzelli: un racconto in dieci capitoli della sua carriera cinematografica

Nanni Moretti al Teatro Petruzzelli: un racconto in dieci capitoli della sua carriera cinematografica

Nanni Moretti, al Bif&st, riflette sulla sua carriera cinematografica e sull’importanza del Super 8, esplorando il processo creativo e la distinzione tra autore e personaggi nei suoi film.
Nanni Moretti al Teatro Petruz Nanni Moretti al Teatro Petruz
Nanni Moretti al Teatro Petruzzelli: un racconto in dieci capitoli della sua carriera cinematografica - Gaeta.it

Nanni Moretti, celebre regista italiano, ha catturato l’attenzione del pubblico al Teatro Petruzzelli durante l’ultima edizione del Bif&st, il festival del cinema che celebra il grande schermo. L’appuntamento è avvenuto dopo la proiezione del suo film iconico “Ecce Bombo” , ma l’artista ha preferito concentrarsi su un viaggio attraverso la sua carriera, piuttosto che sui temi attuali o sulla politica. Una serata dedicata a “Ecce Nanni” che ha ripercorso la sua esperienza da regista, produttore ed esercente, rivelando il suo approccio personale al mondo del cinema.

I primi passi nel cinema e l’importanza del Super 8

All’inizio della sua carriera, Nanni Moretti ha ricordato l’importanza del Super 8, strumento che ha rivoluzionato l’approccio alla realizzazione di film. “Oggi è più facile fare cinema,” ha osservato, evidenziando come un tempo fosse possibile girare senza negativi e che il processo di condivisione delle opere fosse complicato. Moretti ha raccontato un episodio emblematico del 1973, quando partecipò alle Giornate degli Autori a Venezia, portando diversi cortometraggi. La chiara frustrazione per la mancanza di interazione con il pubblico si tradusse in una frase entrata nella storia: “No, il dibattito no,” un monito contro il silenzio che lo colpì in quel momento decisivo.

Il regista ha voluto chiarire che, fin dall’inizio, la sua intenzione era quella di raccontare storie che riflettessero il suo mondo personale, trasformando la sua esperienza in un mirino satirico. In quel frangente, Moretti ha messo in evidenza il suo desiderio di non rimanere un’anima vagante dietro la cinepresa, ma di apprendere anche come persona, mostrando se stesso e le sue riflessioni. La dimensione autoriale si intreccia così con l’umorismo e la critica sociale, elementi che caratterizzano i suoi lavori.

Riflessioni sulla regia e il processo creativo

Nella sezione dedicata alla regia, Moretti ha affrontato l’evoluzione del suo lavoro e quanto il suo essere spettatore abbia influenzato la sua opera. Sottolinea l’importanza di realizzare film che risuonassero con i suoi gusti. La sua ammirazione per i fratelli Taviani, noti per la loro calcolata macchina da presa fissa, è stata affiancata dall’interesse per registi meno convenzionali come Carmelo Bene. Moretti ha raccontato anche come la sua scrittura sia cambiata nel tempo; inizialmente lavorava in solitudine, mentre oggi condivide il processo creativo con altri sceneggiatori, un cambiamento che ha arricchito il suo approccio narrativo.

“Da ‘La stanza del figlio’ in poi ho compreso quanto sia affascinante scrivere un film con altre persone,” ha affermato, evidenziando la crescita del suo stile e la collaborazione con altri artisti, che ha permesso una maggiore varietà espressiva. La creazione di un film come un’avventura umana, invece di un mero lavoro individuale, ha aperto orizzonti nuovi nella sua carriera.

L’interpretazione dei personaggi e la distinzione tra autore e narrazione

Un altro tema importante trattato da Moretti è la percezione errata che spesso il pubblico ha riguardo ai suoi personaggi. “Spesso i miei protagonisti vengono associati alle mie opinioni personali,” ha spiegato, chiarendo che le frasi pronunciate nei suoi film sono spesso citazioni o provocazioni. In particolare, ha citato una scena di “Caro diario” in cui l’affermazione “Io sono il più grande” è presa in prestito da Muhammad Ali, un modo per esprimere come l’arte possa essere un veicolo per descrivere elementi reali, anche tramite il paradosso.

Questa separazione tra autore e personaggio, secondo Moretti, aiuta a capire meglio le complessità della narrazione cinematografica e il ruolo dell’attore: non solo un interprete, ma anche un’alchimia di pensieri e sentimenti che possono differire da quelli dell’autore stesso. Le sue osservazioni si sono rivelate una chiave di lettura per comprendere il significato più profondo delle sue opere.

Al termine dell’incontro, Nanni Moretti ha ricevuto un riconoscimento dal direttore del festival, Oscar Iarussi, per il suo contributo all’arte del cinema, un momento che sigilla la sua carriera e la sua passione per il grande schermo.

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