Napoli, la venere degli stracci: polemiche e spese incerte sulla controversa opera d'arte

Napoli, la venere degli stracci: polemiche e spese incerte sulla controversa opera d’arte

La “Venere degli Stracci” di Pistoletto, simbolo di rinascita per Napoli, è abbandonata in un deposito tra polemiche e mal gestione, sollevando interrogativi sulla trasparenza e le priorità culturali della città.
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Napoli, la venere degli stracci: polemiche e spese incerte sulla controversa opera d'arte - Gaeta.it

Un’opera d’arte che doveva rappresentare un simbolo di rinascita ed espressione culturale, si è trasformata in un marchio di mal gestione e polemiche. La “Venere degli Stracci”, creata dall’artista Michelangelo Pistoletto, da un progetto ambizioso destinato a esaltare Napoli, ora giace in un deposito, tra bare accatastate, suggerendo una narrazione ben diversa da quella inizialmente prevista.

La denuncia della consigliera Muscarà

A puntare il dito sulla situazione è Marì Muscarà, consigliera indipendente della Regione Campania. Nel suo intervento, Muscarà ha messo in luce non solo l’attuale condizione dell’opera, ma anche il contesto in cui è avvenuto l’acquisto. “La Venere degli Stracci, tanto celebrata e spacciata come donazione, oggi giace abbandonata tra le bare accatastate di un deposito”, ha affermato Muscarà, aggiungendo che l’immagine parla chiaro. Secondo lei, questa scena simboleggia le bugie, gli sprechi e la propaganda che hanno caratterizzato la vicenda.

Nel suo attacco all’amministrazione comunale, Muscarà ha rivelato che il Comune ha speso più di 250.000 euro per una copia dell’opera, smentendo le iniziali dichiarazioni che parlavano di una donazione. Questo importo include, secondo quanto dichiarato, anche i costi per il trasporto e la custodia dell’opera. La consigliera ha denunciato l’assenza di trasparenza da parte delle autorità comunali riguardo a queste spese.

La questione della sicurezza dell’opera

Un altro punto critico sollevato da Muscarà riguarda le affermazioni sulla presunta sicurezza della scultura. “L’opera è stata presentata come ignifuga, soprattutto dopo l’incendio che la distrusse in Piazza Municipio”, ha spiegato. Tuttavia, la consigliera ha sottolineato che, contrariamente a quanto dichiarato, l’opera non possedeva tali garanzie e che il Comune l’aveva pagata a peso d’oro, facendola passare per un’opera dal valore di un milione di euro. Muscarà ha utilizzato il termine “pezzotto” per definire questa situazione, evidenziando la discrepanza tra la realtà e quello che era stato comunicato ai cittadini.

La questione del collocamento dell’opera

Un ulteriore sviluppo nella storia della “Venere degli Stracci” è giunto dalla decisione riguardo al luogo di collocamento. Dopo che era stata annunciata la sua installazione nella Basilica di San Pietro ad Aram, pare che il Vescovo abbia ritirato l’autorizzazione, lasciando l’amministrazione comunale di Napoli a cercare una nuova sistemazione per l’opera. La situazione risulta complicata, con l’opera che rimane in giacenza e, nel mentre, il costo di sorveglianza ha raggiunto la cifra di 23.000 euro.

Anche qui, Muscarà non ha risparmiato critiche al sindaco Gaetano Manfredi, il quale ha prorogato la permanenza della “Venere” nel deposito per altri due mesi, suggerendo che questi soldi potrebbero essere stati utilizzati in modo più proficuo per la tutela di monumenti storici e beni culturali della città.

Riflessioni sulle priorità culturali di Napoli

Secondo Muscarà, la situazione della “Venere degli Stracci” non è un caso isolato, ma evidenzia un problema più ampio nell’amministrazione culturale della città. Ha messo in evidenza l’assenza di un assessore alla Cultura e come le decisioni vengano spesso delegate a un singolo consigliere. Mentre un’opera che avrebbe potuto essere un’importante attrazione culturale rimane in balia di problemi logistici, musei e monumenti storici come le sfingi di Piazza Mercato o l’obelisco di Piazza del Gesù, continuano a versare in uno stato di degrado.

Muscarà ha sottolineato come, se i 23.000 euro spesi per la guardiania fossero stati investiti per la manutenzione del patrimonio cittadino, i risultati sarebbero stati ben più evidenti. La consigliera ha concluso il suo ragionamento invitando a ripensare le priorità in campo culturale e a smettere di attuare operazioni di facciata, incidendo su un patrimonio che rappresenta la vera essenza della città.

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