Napoli, sette condanne per clan Contini e le infiltrazioni al San Giovanni Bosco: primo verdetto del processo

Napoli, sette condanne per clan Contini e le infiltrazioni al San Giovanni Bosco: primo verdetto del processo

Prime condanne per il clan Contini nel processo sul controllo mafioso dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, con pene per associazione mafiosa, estorsioni e traffico di droga.
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Il tribunale di Napoli ha condannato sette membri del clan Contini per associazione mafiosa, estorsione e traffico di droga, confermando il controllo criminale del clan sull’ospedale San Giovanni Bosco e diverse zone della città. - Gaeta.it

Una vicenda giudiziaria legata al presunto controllo del clan Contini sull’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli ha portato alle prime condanne. Il processo, nato dall’operazione condotta la scorsa estate, ha visto il giudice per l’udienza preliminare Campanaro del tribunale partenopeo pronunciarsi su sette imputati. I reati contestati vanno dall’associazione mafiosa a estorsioni, traffico di droga e intestazione fittizia di beni.

il processo e le pene inflitte: prime sentenze dal tribunale di napoli

Il giudice Campanaro ha emesso sette condanne a seguito del rito abbreviato, accogliendo in parte le richieste della Procura. Nel dettaglio, sono stati riconosciuti colpevoli i principali membri della frangia del clan Contini attiva nell’area di San Giovanniello e zone limitrofe di Napoli. Le condanne coprono vari reati, tra cui associazione di stampo mafioso, estorsione e traffico di stupefacenti. Alcune delle pene risultano inferiori rispetto alle richieste del pubblico ministero.

casi emblematici di condanna

Un esempio emblematico riguarda Carmine Botta, ritenuto reggente del clan in quella zona. La Procura aveva chiesto 15 anni ma il giudice lo ha condannato a 5 anni e 4 mesi. Simile il caso di Gennaro Manetta, ex consigliere municipale noto come “Maradona”: da una richiesta di 10 anni il tribunale ha imposto 6 anni e 4 mesi, riconoscendolo come semplice partecipante e non come organizzatore. Le altre condanne variano da poco meno a circa otto anni di reclusione, con nomi come Luigi Perrotta, Gaetano Esposito e altri membri coinvolti nel processo.

dettagli dell’inchiesta e territorio sotto controllo del clan contini

L’indagine, guidata dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia Converso e Varone, ha mostrato un controllo radicato e ramificato del clan Contini sul territorio. Le zone interessate comprendono diversi quartieri di Napoli: San Giovanniello, Borgo San Antonio Abate, Ferrovia, Vasto-Arenaccia, Stadera-Poggioreale e il rione Amicizia. Quest’ultimo ospita l’ospedale San Giovanni Bosco, già al centro di indagini nel 2019 per presenze illecite.

Il giudice per le indagini preliminari Colucci aveva descritto i capi clan come “statisti dell’antistato”, sottolineando la loro influenza sia in ambito criminale che in alcuni ambienti sociali. Parte delle indagini si è concentrata sulle presunte infiltrazioni in associazioni religiose e settori della chiesa locale. Il quadro ricostruito dagli inquirenti delinea un’organizzazione capace di agire in più ambiti e con vari livelli di controllo, anche all’interno della struttura ospedaliera.

ruolo dell’ospedale san giovanni bosco

L’ospedale San Giovanni Bosco, in particolare, rappresenta un nodo centrale per le infiltrazioni del clan. La presenza mafiosa si sarebbe estesa a servizi interni e aree comuni, trasformandolo in un luogo strategico per il controllo territoriale.

le testimonianze dei collaboratori di giustizia sul controllo nelle strutture sanitarie

Due pentiti chiave, Vincenzo Iuorio e Teodoro De Rosa, hanno fornito testimonianze sul funzionamento delle presunte attività criminali dentro l’ospedale. Iuorio, ex affiliato a un altro clan, ha raccontato come i Contini controllassero il parcheggio e spazi come la mensa interna, oltre a gestire lo spaccio di sostanze stupefacenti. Ha ricordato un episodio del 2018 in cui, dopo un incidente stradale coinvolgente una parente del boss, intervenne direttamente Carmine Botta per assicurare un trattamento speciale.

Secondo Iuorio, i membri del clan avevano libero accesso a reparti delicati, anche a terapia intensiva. I camici medici venivano distribuiti al bisogno per favorire l’ingresso senza ostacoli. Questi dettagli, oltre a quelli riferiti da De Rosa, mettono in luce come l’organizzazione fosse radicata nella vita quotidiana della struttura, con una rete di favori e complicità che permetteva al clan di influenzare alcuni servizi sanitari.

i nomi e le condanne nel dispositivo della sentenza di aprile 2025

Le sentenze riguardano sette imputati coinvolti nel processo. Luigi Perrotta e Gaetano Esposito hanno ricevuto 8 anni ciascuno. Giuseppe Boccelli e Ciro Aieta sono stati condannati a 7 anni e 8 mesi. Domenico Scutto ha affrontato una pena di 6 anni e 8 mesi. La riduzione delle pene ha riguardato Gennaro Manetta, condannato a 6 anni e 4 mesi, e Carmine Botta con 5 anni e 4 mesi. Le decisioni indicano una certa prudenza del giudice nel calibrare le pene, tenendo conto di diversi fattori emersi durante il processo.

La vicenda coinvolge anche il rione Amicizia e zone limitrofe di Napoli, dove il clan Contini aveva tessuto una rete di influenze che ha destato grande attenzione nelle indagini antimafia. L’ospedale San Giovanni Bosco, nodo centrale di questa storia, resta sotto osservazione dopo le rivelazioni che emergono dal processo.

Gli sviluppi giudiziari nelle prossime settimane potranno portare ulteriori risvolti, considerando che questo momento rappresenta solo una prima fase nell’indagine sull’influenza criminale nel sistema sanitario di Napoli. Le autorità restano impegnate per approfondire eventuali complicità e la portata della presenza mafiosa in altri ambiti pubblici e privati.

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