Un nuovo episodio di violenza ha colpito il Centro Penitenziario di Secondigliano, con un agente della Polizia Penitenziaria aggredito da un detenuto affetto da problemi psichiatrici. Questo attacco, avvenuto nel reparto infermeria, ha costretto l’agente a ricevere cure mediche, riaccendendo il dibattito sulla gestione della sicurezza all’interno delle carceri.
L’aggressione: dettagli e conseguenze
L’episodio si è verificato durante la mattinata, all’interno della struttura penitenziaria di Secondigliano, conosciuta per essere un ambiente complesso e critico. L’agente, secondo le informazioni fornite, è stato aggredito senza motivo apparente, un fatto che sottolinea la fragilità della situazione all’interno delle carceri. Le condizioni di vita in penitenziario, caratterizzate dalla presenza di un mix di detenuti comuni e di quelli con problemi psichiatrici, rendono la gestione della sicurezza davvero problematica.
L’aggressione ha colto di sorpresa il personale, già impegnato nel mantenere la calma tra gruppi di detenuti. Gli agenti, visibilmente sotto pressione, sono costretti a fronteggiare situazioni sempre più stressanti. Questo evento ha portato all’allerta della dirigenza sindacale del CON.SI.PE., che ha chiesto interventi immediati per garantire la sicurezza di tutti, a partire dal personale della Polizia Penitenziaria fino ai detenuti stessi.
La denuncia del sindacato: un problema sistemico
Bruno Faraldo, dirigente sindacale del CON.SI.PE., ha evidenziato la grave situazione in cui versa il carcere di Secondigliano, descrivendo un contesto in cui la convivenza tra diversi gruppi di detenuti si traduce in un ambiente ad alto rischio. Faraldo sottolinea che la promiscuità tra detenuti comuni e soggetti con disturbi psichiatrici rappresenta una delle principali cause delle tensioni interne. L’incapacità di gestire adeguatamente questi detenuti crea un clima di insicurezza che è diventato insostenibile.
Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso Luigi Castaldo, vicepresidente del CON.SI.PE., il quale ha affermato con fermezza che i detenuti con problemi psichiatrici non dovrebbero essere inseriti in ambienti penitenziari privi dei supporti necessari. La richiesta è quella di strutture adeguate in grado di fornire le cure e il supporto terapeutico necessario, lontano da contesti penalizzanti. Castaldo ha lanciato un appello alla società e alle istituzioni affinché venga considerata una ristrutturazione dell’approccio verso i detenuti con difficoltà mentali.
Richiesta di maggior sicurezza e risorse
Oltre a denunciare la precarietà della situazione, il sindacato ha richiamato l’attenzione sulla mancanza di strumenti e risorse adeguati per affrontare emergenze come quelle vissute. Non è un segreto che la Polizia Penitenziaria, rispetto ad altri Corpi dello Stato, sia ancora priva di dotazioni deterrenti e contenitive, come il taser, che potrebbe contribuire a ridurre le aggressioni.
L’appello del CON.SI.PE. è chiaro: servono investimenti e miglioramenti per garantire un ambiente di lavoro più sicuro per gli agenti e un trattamento più adeguato per i detenuti. La loro richiesta di una maggiore attenzione da parte delle autorità competenti diventa sempre più pressante, alla luce degli eventi recenti che hanno scosso la comunità . Nonostante la solidarietà espressa dal sindacato nei confronti dell’agente aggredito, l’attenzione rimane alta sulla necessità di riforme strutturali nel sistema carcerario italiano.