Nel panorama sociale e politico italiano, il gruppo Nuova Alba, noto in precedenza come Werwolf Division, emerge come un’organizzazione di estrema destra che si distingue per i suoi legami espliciti con ideologie naziste. Il gruppo ha utilizzato canali di comunicazione come Telegram per diffondere discorsi e documenti storici, provenienti direttamente da figure emblematiche del regime nazista, contribuendo così a radicalizzare i propri membri e cercare di radicarsi nella società. Il contesto di tali attività include la diffusione di contenuti estremisti, tra cui dichiarazioni di Hitler e interviste a personaggi controversi come Pierluigi Concutelli. Questi elementi non solo mettono in luce la volontà di rimanere nel limbo ideologico del passato, ma anche l’intenzione di perseguire azioni violente concretizzate in piani specifici.
Addestramento e radicalizzazione del gruppo
All’interno di Nuova Alba, la radicalizzazione non si fermava alla mera diffusione di ideologie attraverso i social media. Era fondamentale per i suoi membri partecipare a incontri fisici e sessioni di addestramento, concepite per creare una solida base ideologica. Questi eventi si svolgevano in luoghi isolati, lontano dal pubblico. Qui, i membri avevano l’opportunità di affinare le loro competenze e prepararsi a un’ipotetica “guerra imminente”, per la quale era previsto un ampio ricorso alla violenza.
I momenti di socialità tra i membri non erano solo occasioni di ritrovo, ma fasi strategiche per la costruzione di un’identità comune, che serviva a unire il gruppo e a radicare il concetto di una “società da ripulire“. Attraverso la formazione, l’organizzazione lavorava per inculcare nelle menti dei partecipanti una visione distorta della realtà, da affrontare con metodi violenti, ritenuti necessari per la “salvezza” della nazione. Ogni sessione di addestramento si proponeva di rendere i partecipanti pronti ad affrontare quelli che consideravano nemici, alimentando un senso di appartenenza e di missione.
La strategia di “ripulire” la società
Le attività di reclutamento di Nuova Alba si dimostrano particolarmente aggressive. L’ordinanza di custodia cautelare che ha colpito ben 25 membri del gruppo rivela come l’obiettivo fosse arruolare adegi pronti a scatenare la violenza in nome di una guerra “accelerazionista”. Il gruppo mirava non solo a portare avanti una propaganda radicale ma si proponeva anche di creare una milizia pronta a passare all’azione.
La narrazione alimentata all’interno del gruppo affermava che la società in cui vivevano fosse “corrotta” e che una sorta di “ripulitura” fosse necessaria. Attraverso una costante diffusione della loro ideologia, si proponevano di convincere i neofiti e i simpatizzanti ad abbracciare azioni estreme come risposte alle ingiustizie percepite. Le pratiche di formazione e le attività preparatorie culminavano in tentativi reali di azione violenta, creando un clima di tensione che non si limitava solo alla propaganda virtuale, ma mirava a infiltrarsi nel tessuto sociale.
Le figure di riferimento e il loro ruolo
La gerarchia interna di Nuova Alba era ben definita, con figure chiave che assicuravano il coordinamento delle attività e la coesione del gruppo. Tra queste spiccava la figura del “Comandante”, che rivestiva un ruolo significativo come leader spirituale. Al suo fianco c’era “L’Editore”, incaricato di distribuire contenuti per rafforzare legami con altri gruppi simili, ampliando così la rete di contatti.
Un altro protagonista del gruppo era un uomo di 45 anni, noto come “Istruttore”, fondamentale per l’arruolamento di nuovi membri. Oltre a concepire piani di attacco, alcuni dei quali densi di inquietudine, come quello contro figure di rilievo come la premier italiana e Klaus Schwab, il suo profilo si caratterizzava anche per la sua partecipazione a programmi televisivi, suscitando curiosità e, possibilmente, approvazione universale. La sua attività lavorativa come receptionist e guardia giurata a Bologna rendeva il suo comportamento ancora più inquietante, mentre si dedicava anche alla stesura di romanzi commemorativi della Seconda Guerra Mondiale, amplificando l’immagine di un passato idealizzato, da lui associato a ideologie estremiste.
L’inchiesta condotta dalle autorità ha portato all’arresto di 12 membri del gruppo, svelando una rete sotterranea di azioni progettate per attuare le proprie visioni attraverso teorie violente. Un’operazione che ha dimostrato la serietà e la determinazione con cui questi gruppi operano all’interno della società, sempre più alla ricerca di opportunità di espansione.
Ultimo aggiornamento il 14 Dicembre 2024 da Marco Mintillo