Venezia si trova di fronte a una nuova tempesta giudiziaria a dieci anni di distanza dall’inchiesta del Mose che ha scosso la classe dirigente della città. Le recenti accuse di corruzione, riciclaggio e falsa fatturazione hanno portato all’emissione di custodie cautelari per 18 persone, tra cui l’assessore del Comune di Venezia, Renato Boraso. Questa indagine riguarda appalti e la pubblica amministrazione, mettendo sotto i riflettori i legami tra l’amministrazione comunale e l’imprenditore di Singapore Chiat Kwong Ching, in particolare durante il mandato di Boraso come assessore al Patrimonio.
Accuse di corruzione e malversazioni
L’assessore è accusato di aver venduto palazzo Poerio Papadopoli all’imprenditore di Singapore per 10 milioni di euro, nonostante il valore stimato dell’edificio fosse di 14 milioni. Si sospetta che Boraso abbia ricevuto 73mila euro attraverso consulenze fittizie per facilitare l’affare. Oltre a Boraso, sono coinvolti nell’indagine altre figure di spicco, come il sindaco Brugnaro, il capo di gabinetto Morris Ceron, il direttore generale del Comune, Giovanni Seno, e altri individui legati all’imprenditore di *Singapore.
Reazioni e difese
*Il sindaco Brugnaro, che ha ricevuto un avviso di garanzia, si è dichiarato sconvolto dalle accuse e ha sottolineato di aver sempre agito per il bene della comunità, mettendo gli interessi pubblici al primo posto. Ha dichiarato la sua piena disponibilità a collaborare con le autorità per fare chiarezza sulle questioni sollevate dall’indagine. Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Venezia, su incarico della Procura veneta, hanno portato a perquisizioni e adottato misure cautelari coinvolgendo diversi amministratori, funzionari pubblici e imprenditori.
Contestazioni e procedimenti legali in corso
*Le contestazioni mosse contro l’assessore alla Mobilità, Boraso, sono il risultato di indagini avviate nel 2021 in seguito a segnalazioni riguardanti l’uso di terreni nella periferia di Venezia. Il procuratore capo Bruno Cherchi ha rivelato che le indagini sono iniziate nel 2022, e nonostante Boraso fosse a conoscenza dell’indagine in corso, le attività illecite sarebbero continuate fino ad oggi. La situazione continua a evolversi, con incertezza sulle conseguenze per la politica e l’amministrazione veneziana.