Massimo Segre, il noto finanziere torinese, è tornato al centro dell’attenzione per una nuova e pesante accusa che si aggiunge a un già complesso dossier giudiziario. Ultimamente, Segre ha guadagnato le prime pagine dei giornali anche a causa della sua turbolenta separazione dalla ex compagna, Cristina Seymandi, e dell’inchiesta sui presunti falsi in bilancio legati alla Directa Sim, di cui è presidente. Le nuove accuse, arrivate dalla Procura di Torino, includono bancarotta e truffa ai danni dello Stato, con un avviso di garanzia sottoscritto dai pubblici ministeri Giulia Rizzo e Roberto Furlan. La vicenda si infittisce attorno ai conti e alle operazioni finanziarie legate al salvataggio di Savio Thesan, un’azienda di Ceva in crisi, e coinvolge anche il finanziamento pubblico fornito dalla finanziaria della Regione Piemonte, Finpiemonte.
Il salvataggio di Savio Thesan e il ruolo controverso di Finpiemonte
La storia inizia nel 2020, quando la Savio Thesan, storica produttrice di componenti per serramenti, si trova sull’orlo del collasso, con un debito di 100 milioni di euro. Per evitare il fallimento, l’azienda decide di ricorrere al concordato preventivo, un passo critico che segna l’ingresso di Massimo Segre come figura chiave nella gestione della crisi. A fine 2020, Segre crea la Hope, un nuovo veicolo finanziario concepito per ristrutturare la Savio Thesan. Nel 2022, la seyma di Cristina Seymandi rileva la società , mentre il sostegno della Regione Piemonte si materializza in un finanziamento pubblico di 2 milioni di euro, destinato a garantire il risanamento dell’azienda e la salvaguardia di circa 153 posti di lavoro.
Tuttavia, l’operazione di salvataggio ora solleva interrogativi legali e etici, in particolare per quanto riguarda il compenso versato da Finpiemonte, che ha stabilito criteri molto rigidi e specifici per l’erogazione di tali fondi. Le modalità con cui sono stati gestiti e utilizzati i 2 milioni di euro sono sotto scrutinio, e gli inquirenti stanno approfondendo il legame tra la Hope srl e l’operazione di rilancio. Occorre chiarire se i finanziamenti siano stati realmente impiegati per i fini dichiarati o se ci siano state irregolarità . Questo aspetto è cruciale per determinare la legittimità e la correttezza delle scelte fatte dall’azienda e dei suoi rappresentanti.
Il ruolo di Cristina Seymandi e il complicato intreccio di relazioni
Un elemento al centro dell’inchiesta è Cristina Seymandi, che pare avere un ruolo significativo nella vicenda, sebbene formalmente non sia coinvolta. La sua società , Hope, ha assunto il controllo della Savio Thesan, nel bel mezzo di una situazione economica drammatica. La Seymandi ha dovuto affrontare non solo la sfida di ristrutturare l’azienda, ma anche le conseguenze pubbliche e legali della sua ormai nota separazione da Segre. Le dinamiche tra i due hanno attirato l’attenzione degli inquirenti, che hanno esaminato una serie di documenti e comunicazioni aziendali ritenuti rilevanti per l’indagine.
Un particolare interesse si concentra sul legame tra la Hope e i fondi pubblici di Finpiemonte. Mentre la Seymandi si occupava di ristrutturare il debito, Segre aveva un ruolo di consulenza. Si evidenzia così un intricato gioco di quote e gestione, con il figlio di Segre inizialmente detentore dell’80% della Hope, venduto successivamente alla Seymandi. Questo intreccio di interessi ha suscitato perplessità tra le autorità , che indagano per comprendere se la gestione del salvataggio possa essere stata tentata con abilità , mascherando scelte discutibili attraverso il coinvolgimento di fondi statali.
La reazione di Finpiemonte e le implicazioni per il futuro
In questo contesto, Finpiemonte ha lanciato un campanello d’allarme chiedendo la restituzione dei 2 milioni di euro, sostenendo che gli accordi presi non siano stati rispettati. Dopo anni di stretto legame con la storica azienda dei serramenti, la finanziaria regionale, guidata da Michele Vietti, si è sentita costretta a rivedere le proprie posizioni dopo che diversi eventi hanno evidenziato irregolarità e depotenziato la partnership. La richiesta di restituzione, ora attesa al vaglio del Tar del Piemonte, rischia di compromettere ulteriormente i piani di rilancio della Savio, che negli ultimi tempi ha implementato innovazioni nei suoi prodotti e sta affrontando un mercato in continua evoluzione.
Le conseguenze di questo scenario si prolungano non solo negli ambiti legali, ma anche sul piano economico. Savio Thesan, adesso sotto la guida di Nash Abramov, potrebbe veder minacciati i suoi progetti di crescita, i quali includono il lancio di nuovi prodotti e l’espansione in mercati diversi. Mentre la battaglia legale tra Segre, Seymandi e le autorità regionali è solo all’inizio, il destino della Savio e le scelte della finanza pubblica rimangono una priorità da monitorare attentamente.