Nuove indagini sul delitto del giudice Scopelliti: sopralluogo a 34 anni dall'omicidio

Nuove indagini sul delitto del giudice Scopelliti: sopralluogo a 34 anni dall’omicidio

A 34 anni dall’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, la polizia riapre le indagini con un sopralluogo a Piale, analizzando nuovi elementi emersi dalle rivelazioni di un collaboratore di giustizia.
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Nuove indagini sul delitto del giudice Scopelliti: sopralluogo a 34 anni dall'omicidio - Gaeta.it

A 34 anni dall’assassinio del giudice Antonino Scopelliti, il sostituto procuratore generale della Cassazione ucciso il 9 agosto 1991, la polizia ha effettuato un sopralluogo a Piale, frazione di Villa San Giovanni, in Calabria. Questo intervento si inquadra nella riapertura del caso, avviato nel 2018, dopo le rivelazioni di Maurizio Avola, un collaboratore di giustizia catanese che ha confessato di essere stato uno dei due sicari del magistrato.

Ricerche e ritrovamenti sul luogo del delitto

Durante il sopralluogo condotto dalla Squadra mobile e dalla Polizia scientifica, è stata riportata sul posto la BMW 318i di Scopelliti, conservata dai suoi familiari per tutti questi anni. Questo veicolo era rimasto nascosto fino a quel momento ed ha fornito spunti importanti per ricostruire i dettagli dell’agguato del 1991. Sul luogo sono state avviate verifiche meticolose, alla presenza della pm della Dda, Sara Parezzan, per analizzare la scena del crimine e le vere modalità dell’assassinio.

Oltre alla vettura del giudice, gli agenti hanno portato una moto Honda Gold Wing 1200, il modello utilizzato da Avola secondo la sua testimonianza. In un’apposita simulazione, gli investigatori hanno preso posto sulla moto nel punto preciso della curva dove avvenne il delitto. Hanno anche utilizzato un fucile calibro 12, replica di quello trovato nel 2018 da Avola in provincia di Catania, ritenuto l’arma del delitto. Tuttavia, il fucile originale si trovava in condizioni tali da non consentire analisi balistiche, costringendo la Dda reggina a chiedere una nuova riproduzione a Beretta.

La riapertura delle indagini e gli sviluppi

Il ritrovamento dell’arma, unitamente alle rivelazioni di Avola, ha spinto alla riapertura del caso. Nel 2019, la Dda di Reggio Calabria ha disposto perquisizioni a carico di 18 boss e affiliati delle cosche mafiose, notificando avvisi di garanzia in relazione all’omicidio di Scopelliti. Tra i coinvolti figurava Matteo Messina Denaro, noto capomafia, il cui nome è emerso in relazione a diverse inchieste.

Scopelliti venne assassinato poco prima dell’inizio del maxi processo a Cosa nostra, dove avrebbe dovuto rappresentare l’accusa. È emerso che l’omicidio fosse il risultato di un’alleanza tra mafia e ‘ndrangheta, come testimoniato non solo da Avola ma anche da Francesco Onorato, altro collaboratore di giustizia. Onorato ha affermato che Scopelliti dovette essere eliminato come favore a Totò Riina, temendo l’esito del processo in Cassazione. Le teorie sull’omicidio hanno portato successivi processi per diversi boss accusati di aver orchestrato l’assassinio, ma tutti hanno ottenuto l’assoluzione definitiva.

L’evoluzione delle indagini e le tecniche investigative

Il sopralluogo di ieri ha rappresentato un passo fondamentale nel tentativo di accertare le versioni fornite da Avola. Con l’utilizzo di moderne tecniche investigative, gli agenti sperano di confermare o confutare le informazioni acquisite per cercare segnali che aiutino a identificare i mandanti dell’assassinio. Le indagini potrebbero beneficiare di rilievi scientifici mai eseguiti prima, potentemente capaci di affinare la comprensione di quanto accaduto.

Un’informativa dettagliata da parte della Squadra mobile e della Polizia scientifica è attesa nei prossimi giorni tra i magistrati della Dda. Un rapporto di questo tipo potrebbe dare nuova linfa alle indagini, svelando ulteriori connessioni e dettagli nell’omicidio di uno dei più importanti magistrati italiani. La determinazione degli inquirenti è tale da indicare che la ricerca della verità continui inesorabile, con la speranza che giustizia possa finalmente prevalere, anche a distanza di più di tre decenni.

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