La vicenda che ha coinvolto Maria Calabrò, un’anziana ex professoressa di Settimo Torinese, si arricchisce di nuovi elementi che mettono in discussione la versione ufficiale riguardo la sua tragica scomparsa. Deceduta il 3 marzo presso l’ospedale Giovanni Bosco di Torino, Calabrò non è morta a causa di malattie naturali, bensì è stata investita il 18 febbraio scorso nei pressi di un supermercato della zona. Un’indagine della Procura di Ivrea sta cercando di fare luce sulla dinamica dell’accaduto, evidenziando una possibile inadeguatezza nella manutenzione della illuminazione pubblica.
L’incidente e le indagini in corso
Il tragico incidente che ha colpito Maria Calabrò ha avuto luogo la sera del 18 febbraio, quando la donna è stata investita mentre si trovava nei pressi del supermercato In’s in corso Lombardia. A seguito dell’incidente, è emerso che l’anziana era da giorni sotto osservazione all’ospedale di Torino, dove i medici hanno tentato di salvarla. Ma non è solo la sofferenza della vittima a destare preoccupazione: ora gli inquirenti sono concentrati su una serie di dettagli inquietanti legati a quel giorno fatale.
Fonti dalla Procura di Ivrea confermano che è stata avviata un’indagine approfondita per chiarire le circostanze della morte di Calabrò. Le verifiche preliminari hanno messo in luce l’esistenza di un palo della luce non funzionante nella zona dell’incidente, guasto che sarebbe stato segnalato più volte dai cittadini, ma che le autorità non avrebbero provveduto a riparare in tempo. Un particolare che mina la sicurezza dell’area e solleva interrogativi circa la responsabilità di chi gestisce la manutenzione dell’illuminazione pubblica.
Le indagini stanno valutando non solo il malfunzionamento dell’impianto di illuminazione, ma anche se la strada fosse effettivamente illuminata al momento dell’impatto, elemento cruciale per stabilire se ci siano state negligenze da parte del Comune. Già si parla di una zona avvolta nel buio, e la domanda che aleggia è se l’assenza di adeguata visibilità possa aver contribuito all’incidente.
La posizione della sindaca e le criticità emerse
Immediato è stato il dibattito pubblico seguito alla tragedia, alimentato anche dalle dichiarazioni della sindaca Elena Piastra. In un comunicato ufficiale, la sindaca ha difeso l’illuminazione della zona in cui si è verificato l’incidente, affermando che era “adeguatamente illuminata” e accusando i cittadini di aver diffuso “false e potenzialmente diffamatorie” informazioni riguardo la scarsa visibilità. Queste affermazioni, rivolte senza conoscere i risultati delle indagini, hanno sollevato numerose critiche, poiché entrano in contrasto con quanto emerso successivamente dalle indagini.
La sindaca ha specificato che l’illuminazione pubblica era composta da vari punti luce e che eventuali guasti a uno di essi non avrebbero dovuto compromettere la visibilità generale della strada. L’incongruenza è evidente: mentre il Comune sottolinea l’adeguatezza della rete di illuminazione, le testimonianze dei cittadini e le informazioni raccolte dagli investigatori parlano di un’accertata mancanza di luce nella zona critica dell’incidente. Le dichiarazioni di Piastra, dunque, appaiono, oggi, non solo frettolose ma anche contraddittorie rispetto ai fatti testimoniati.
L’atteggiamento della sindaca, che ha cercato di difendere la sua amministrazione, ha posto interrogativi su come la questione della manutenzione pubblica venga gestita e sulla responsabilità di chi amministra queste risorse. Se la mancanza di illuminazione si fosse effettivamente verificata, le possibilità di incidenti aumentano e la sicurezza pubblica diventa un tema centrale nel dibattito politico e sociale del Comune.
Aspetti legali e responsabilità
Con l’apertura dell’indagine da parte della Procura, i segreti che circondano la morte di Maria Calabrò potrebbero emergere in modo più chiaro. Giuristi e analisti legali hanno iniziato a discutere le potenziali conseguenze per l’amministrazione locale se si dimostrasse che ci sono state negligenze nella manutenzione dell’illuminazione pubblica. In caso di accertamenti sulla responsabilità civile del Comune, non è da escludere che si possano aprire strade per richieste di risarcimento ai familiari della vittima.
Il risultato di questa indagine potrebbe influenzare non solo la reputazione della sindaca e dell’amministrazione di Settimo Torinese, ma anche il modo in cui vengono gestite le risorse pubbliche e la sicurezza dei cittadini. Assicurare la funzionalità degli impianti di illuminazione è un dovere che i funzionari pubblici devono perseguire in modo rigoroso e responsabile. Eventuali inadempienze potrebbero portare a un cambio di approccio nella gestione delle segnalazioni da parte dei cittadini e alla manutenzione delle infrastrutture.
La tragedia di Maria Calabrò quindi non è solo un episodio isolato, ma un campanello d’allarme per le istituzioni locali. C’è la necessità di ripensare le politiche di sicurezza nelle strade, garantendo che i cittadini possano muoversi in condizioni di sicurezza. Le indagini proseguono, e molti sperano che possano portare a giustizia e miglioramenti concreti per la comunità.