L’8 marzo dello scorso anno è stata una data fatale per Mara Favro, scomparsa in Val di Susa e di cui non si avevano più notizie. A quasi un anno di distanza, un’importante svolta è arrivata nella giornata di ieri, quando i Vigili del Fuoco hanno rinvenuto alcuni resti ossei e un paio di occhiali da sole che potrebbero appartenere alla donna. Questi particolari rinvenimenti, avvenuti in una zona boscosa del comune di Gravere, potrebbero finalmente portare a una risoluzione del mistero riguardo alla sua scomparsa.
Il ritrovamento inquietante in un’area remota
Le ossa e gli occhiali sono stati scoperti in un’area impervia e montuosa, non lontano da un depuratore d’acqua, a Gravere, che si trova a pochi chilometri da Chiomonte. Proprio in questa località, Mara lavorava nella pizzeria “Don Ciccio”, dove il titolare Vincenzo Milione e il pizzaiolo Cosimo Esposito sono stati indagati per omicidio e occultamento di cadavere. Non è la prima volta che le ricerche si concentrano in questa zona. I Carabinieri avevano già circoscritto quest’area poiché era l’ultima a cui era stato captato il segnale del cellulare di Mara, ma fino ad ora non era mai emerso nulla di significativo.
Il ritrovamento attuale riaccende la speranza non solo di trovare chiarezza sulle circostanze della scomparsa, ma anche di comprendere cosa le sia realmente accaduto. Gli investigatori ora procederanno a un esame del Dna sulle ossa trovate, un passaggio cruciale per determinare se appartengano effettivamente a Mara. Se la corrispondenza dovesse essere positiva, si apriranno ulteriori interrogativi su come una madre di una bambina di 10 anni possa trovarsi in tale situazione.
Le indagini e le ipotesi in gioco
Il prossimo passo, qualora il Dna confermasse l’identità dei resti, sarà cercare di chiarire le circostanze che hanno portato Mara a trovarsi in un luogo così isolato. È essenziale comprendere se sia stata una scelta volontaria, un tentativo di sfuggire a qualcosa o se, invece, ci sia stata un’azione criminale da parte di terzi. Le dichiarazioni del compagno e del fratello di Mara si fanno sentire, i quali escludono categoricamente l’ipotesi del suicidio, sottolineando la dedizione di Mara verso la figlia.
Le indagini si concentrano anche sui due indagati, Milione e Esposito. Entrambi hanno alle spalle storie giudiziarie pesanti; il primo ha già scontato una condanna per sfruttamento della prostituzione e traffico di sostanze stupefacenti. I precedenti penali sollevano numerosi interrogativi sul loro possibile coinvolgimento nei fatti legati alla scomparsa di Mara.
I legami con la comunità locale e i timori dei familiari
La comunità di Chiomonte, dove abitava Mara e dove si trovava il suo posto di lavoro, è in attesa di sviluppi. La paura e l’angoscia di famigliari e amici si mescolano a un forte desiderio di giustizia. La piccola di Mara, di soli dieci anni, rappresenta il fulcro delle preoccupazioni dei familiari, che affermano che non si sarebbe mai allontanata da lei. La presenza di indagati con crimini passati rischia di sollevare un’onda di sospetti anche nei riguardi di altri membri della comunità.
L’enigma riguardo alla scomparsa di Mara Favro affonda radici più profonde nel tessuto sociale di Chiomonte. Ogni scoperta offre un’opportunità per comprendere meglio cosa sia accaduto quel giorno di marzo. L’attesa per i risultati del Dna rappresenta un altro passo verso una verità che, fino ad ora, è rimasta tragicamente elusiva.