Il cervello umano non entra mai veramente in uno stato di inattività, anche quando sembra essere in totale relax. Recenti studi condotti da un team di ricerca dell’Università di Padova stanno svelando come, anche nei momenti di apparente calma, il nostro organo più complesso continui a lavorare efficacemente per rielaborare esperienze passate e prepararsi per stimoli futuri. Sotto la direzione di Maurizio Corbetta, esperto in neuroscienze, queste ricerche offrono una nuova prospettiva su come funziona il cervello durante i periodi di riposo.
Il cervello come archivio vivente
Una delle scoperte fondamentali di questa ricerca, pubblicata sulla rivista Neuron, sottolinea il fatto che il cervello conserva e rievoca schemi di attività nervosa anche quando non siamo attivamente impegnati in alcuna azione. Gli autori dello studio, tra cui Anastasia Dimakou, Andrea Zangrossi e Giovanni Pezzulo, hanno analizzato vari organismi, dai vermi agli esseri umani, evidenziando che il cervello continua a rielaborare gli input anche a riposo.
Maurizio Corbetta commenta spiegando che il cervello è un “archivio vivente” delle esperienze, mostrando che alcuni circuiti, come quelli dedicati al riconoscimento dei volti, si attivano in maniera simile a quando si osservano realmente i volti, anche senza stimoli esterni. Questo processo di ripasso e organizzazione delle informazioni, simile a un allenamento silenzioso, aiuta il cervello a prepararsi per le interazioni future e a facilitare l’apprendimento.
Questa rielaborazione delle esperienze precedenti implica che anche nelle fasi di calma, il cervello svolga un ruolo attivo nell’ottimizzare la nostra capacità di risposta e di apprendimento. La pubblicazione di questi risultati ha aperto nuove strade per comprendere i meccanismi neuronali che governano non solo l’apprendimento, ma anche il ricordo stesso.
Ripetizione e consolidamento della memoria
Un secondo studio, apparso sulla rivista Pnas, getta ulteriore luce sulla questione esaminando specificamente il sistema motorio. La ricerca condotta da Lu Zhang e Lorenzo Pini, insieme a Corbetta, ha mostrato come il cervello replica schemi di attività sia durante certe azioni, come aprire e chiudere la mano, sia durante il riposo. Questa rivelazione suggerisce che i periodi di inattività non sono affatto sinonimo di inattività cognitiva e che la ripetizione a riposo di movimenti pratici avviene più frequentemente per quegli atti che compiamo abitualmente.
Corbetta paragona questo processo a uno studente che ripete mentalmente la lezione prima di un esame, suggerendo che il cervello sfrutta i momenti di tregua per rinforzare le informazioni legate alle azioni quotidiane. Questo potrebbe spiegare perché alcuni tipi di apprendimento o abilità motorie si consolidano meglio attraverso la pratica e la riflessione, rappresentando un’illuminante implicazione nella vita di tutti i giorni.
Implicazioni per la salute neurologica
La comprensione di come il cervello riproduca schemi neurali anche durante il riposo potrebbe avere conseguenze di grande rilevanza per la ricerca e il trattamento di varie patologie neurologiche. Concretamente, ciò potrebbe contribuire a migliorare le strategie terapeutiche per i deficit cognitivi e motorii, spesso associati a eventi critici come l’ictus. Essere consapevoli delle capacità del cervello di rielaborare è cruciale per sviluppare tecniche di recupero più efficaci.
I risultati di queste ricerche dimostrano che il cervello è un organo che mai si ferma, un archivista e un allenatore instancabile. Anche nei momenti in cui sembra inattivo, il cervello prosegue nel proprio lavoro di analisi, apprendimento e preparazione, evidenziando la complessità e la meraviglia di questo organo che ci rende umani.