Negli ultimi cinquant’anni, la lotta contro il carcinoma a cellule renali avanzato ha fatto significativi passi in avanti. Recentemente, i risultati dello studio di fase 3 CheckMate 9ER hanno rivelato che la combinazione di cabozantinib e nivolumab offre una sopravvivenza globale mediana superiore rispetto a sunitinib, cambiando radicalmente le opzioni terapeutiche disponibili per i pazienti. Questi risultati sono stati presentati da Robert J. Motzer durante l’American Society of Clinical Oncology Genitourinary Symposium che si svolgerà a San Francisco dal 13 al 15 febbraio 2025.
Efficacia e durata della sopravvivenza
Il follow-up dello studio ha mostrato un miglioramento sostanziale nella sopravvivenza per i pazienti trattati con cabozantinib e nivolumab. Con un monitoraggio di 67,6 mesi, la sopravvivenza globale è aumentata di 11 mesi per i pazienti che hanno ricevuto la combinazione rispetto a quelli sottoposti a sunitinib. La sopravvivenza globale mediana ha raggiunto 46,5 mesi per la combinazione terapeutica, contro i 35,5 mesi di sunitinib, con un rapporto di rischio di 0,79 e un intervallo di confidenza del 95% che indica una significativa diminuzione del rischio di morte per i soggetti in trattamento con il farmaco combinato.
Oltre a migliorare la sopravvivenza complessiva, la combinazione ha dimostrato di ridurre il rischio di progressione della malattia, con un abbassamento del 42% rispetto alla monoterapia con sunitinib. La sopravvivenza libera da progressione mediana è passata a 16,4 mesi rispetto ai 8,3 mesi osservati nel gruppo sunitinib. Questo progresso è significativo e testimonia l’impatto positivo della nuova combinazione sulla qualità della vita dei pazienti con carcinoma renale avanzato, che si traduce in tempi di vita più lunghi senza la progressione della malattia.
Sicurezza e tollerabilità del trattamento
Il profilo di sicurezza di cabozantinib e nivolumab è stato in linea con le aspettative basate sui singoli trattamenti. L’analisi dei dati ha mostrato che il 98% dei pazienti in trattamento con la combinazione ha riferito eventi avversi correlati, in confronto al 93% di quelli in trattamento con sunitinib. È importante notare che non sono state segnalate nuove problematiche di sicurezza, il che indica che la combinazione è ben tollerata dai pazienti. Questa evidencia è fondamentale per i medici e le strutture sanitarie, poiché garantisce ai pazienti un’opzione terapeutica sul lungo periodo, minimizzando il rischio di reazioni avverse gravi.
Riflessioni sul carcinoma renale globale
Nel 2022, la diagnosi globale di carcinoma renale ha superato le 400.000 unità , con il carcinoma a cellule renali che rappresenta circa il 90% dei casi. La prevalenza del carcinoma a cellule renali è circa doppia negli uomini, poiché oltre due terzi dei decessi legati alla malattia sono registrati tra i pazienti maschili. La mancanza di sintomi distintivi nelle fasi iniziali provoca ritardi nella diagnosi, con il 30% dei pazienti che riceve una diagnosi in fase avanzata. Inoltre, è allarmante che il 60% dei pazienti con Rcc avanzato non riceva una terapia di seconda linea, evidenziando l’urgenza di trovare soluzioni terapeutiche più efficaci e accessibili.
Il futuro della cura del carcinoma renale appare più promettente grazie a studi come CheckMate 9ER. L’aumento della sopravvivenza e la possibilità di un trattamento efficace rappresentano un passo in avanti cruciale per la comunità medica e i pazienti, sottolineando l’importanza di continuare la ricerca per ottimizzare il trattamento di questa neoplasia.