Le indagini sulle violenze perpetrate da agenti della polizia penitenziaria ai danni dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, risalenti al 6 aprile 2020 durante il lockdown per la pandemia da Covid-19, si intensificano. La Procura ha richiesto misure cautelari per 29 agenti, ma il giudice ha rigettato tali misure. In questo articolo, esploreremo i dettagli di questa complessa vicenda giudiziaria che continua a suscitare forte attenzione.
Le misure cautelari richieste dalla Procura
La richiesta di arresti e divieti di dimora
Negli ultimi giorni, la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha avanzato al gip Alessia Stadio una richiesta di misure cautelari per 29 poliziotti penitenziari. I soggetti coinvolti provengono da diverse sedi, con 15 agenti in servizio a Secondigliano, 13 al carcere di Santa Maria Capua Vetere e uno ad Avellino. Le misure richieste comprendono arresti domiciliari e divieti di dimora. L’inchiesta ha preso piede a seguito di un video che ha documentato gli abusi avvenuti nel carcere.
Il rigetto del gip
Tuttavia, le misure cautelari sono state inizialmente rigettate dal giudice, il quale ha dichiarato che non sussistono più esigenze cautelari, considerati i trascorsi quattro anni dall’evento. Il gip ha spiegato che “la durata del processo e l’acquisizione di prove già avvenute renderebbero impossibile l’inquinamento probatorio.” Gli inquirenti, insoddisfatti della decisione, hanno presentato ricorso al tribunale del Riesame di Napoli per rivedere la questione.
Il ricorso al tribunale del riesame e l’udienza fissata
L’intervento della decima sezione
Il tribunale del Riesame di Napoli ha ora ricevuto la richiesta di riesame delle misure cautelari, e la decima sezione, collegio E, ha già provveduto ad inviare avvisi per l’udienza. Quest’ultima è stata programmata per il 26 settembre 2023, quando si discuteranno le prospettive di eventuali misure cautelari nei confronti degli agenti indagati.
Altri indagati senza misure cautelari
Nella seconda fase dell’inchiesta, sono stati identificati ulteriori poliziotti penitenziari attraverso video che testimoniano le violenze, ma per loro non è stata richiesta alcuna misura cautelare. Questi agenti appartengono in gran parte al Nucleo speciale operante nel carcere di Secondigliano e sono stati ritratti mentre utilizzano manganelli e caschi nel corso degli eventi violenti.
Reazioni dei sindacati di polizia penitenziaria
La posizione dell’USPP e dello SPP
Le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria hanno espresso lamentele riguardo alla richiesta di misure cautelari. Giuseppe Moretti, presidente dell’USPP, e Ciro Auricchio, segretario regionale, hanno dichiarato all’ANSA la loro incredulità di fronte all’incongruenza dei provvedimenti in relazione al tempo trascorso dall’evento originale.
I timori legati all’attuale emergenza
Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato SPP, ha sottolineato come questo momento di incertezza giuridica coincida con un periodo critico per il personale penitenziario, che si trova a fronteggiare aumenti di violenza e tentativi di fuga all’interno delle strutture carcerarie. Inoltre, ha evidenziato i carichi di lavoro gravosi a cui gli agenti sono sottoposti, sottolineando la necessità di stabilità giuridica mentre sono impegnati a garantire la legalità.
La complessità della vicenda e i prossimi passi
La difficoltà nell’arrivare a una risoluzione
La vicenda di Santa Maria Capua Vetere continua a sollevare interrogativi sia legali sia pratici. Dopo oltre quattro anni, la situazione appare complessa, con le autorità che cercano di bilanciare le esigenze di giustizia con le circostanze concrete già affrontate dagli agenti. Gli sviluppi futuri, a partire dall’udienza del 26 settembre, potrebbero fornire maggiori chiarimenti sulla direzione da prendere in questa delicata questione.