In un’importante operazione logistico-ambientale, l’ex Bivacco Lubrano è stato ricollocato questa mattina sul suo promontorio originale, a 1815 metri di altitudine, tra il Monte Prena e il Monte Camicia. Questo intervento è stato possibile grazie alla sinergia tra l’Agenzia regionale di protezione civile dell’Abruzzo, l’Esercito Italiano e diverse realtà locali e associazioni, come “I Corridori del Cielo“. La nuova struttura offre un rifugio sicuro per gli alpinisti e gli appassionati di montagna, in un’area del Gran Sasso che era priva di punti di emergenza.
Dettagli operativi della ricollocazione
La ricollocazione del bivacco ha richiesto un’operazione altamente coordinata, culminata con il trasporto della nuova struttura mediante un elicottero Chinook CH-47F del 1° Reggimento Aviazione dell’Esercito “Antares”. Questo modello di elicottero è specificamente progettato per trasportare carichi pesanti in condizioni al contempo difficili e di alta quota. Una volta arrivato sul posto, il bivacco è stato ancorato a una base in cemento armato già predisposta per garantire stabilità e sicurezza in qualsiasi condizione meteorologica. Questo allestimento, in metallo coibentato, è stato progettato per resistere a situazioni ambientali avverse, assicurando così la protezione per i fruitori durante le loro escursioni.
La memoria di Piergiorgio Desiati
La nuova struttura del bivacco è dedicata a Piergiorgio Desiati, tecnico del Soccorso Alpino e Speleologico della Stazione dell’Aquila, in onore del suo impegno e dedizione per la sicurezza dei montanari e degli amanti dell’outdoor. Questo riconoscimento non solo celebra il suo operato, ma evidenzia anche l’importanza della sicurezza in montagna, specialmente in un territorio come il Gran Sasso, noto per le sue bellezze naturali ma anche per le insidie legate alle condizioni climatiche. La presenza di un punto di riferimento come il bivacco si rivela cruciale, consentendo a chi si avventura tra le vette di avere un luogo sicuro dove rifugiarsi in caso di emergenza.
Risposta a una necessità locale
La decisione di ripristinare un bivacco nella zona orientale del Gran Sasso è stata dettata da una reale esigenza di sicurezza, particolarmente sentita dopo la perdita del rifugio Fonte Vetica a causa di un incendio nel settembre 2021. Questa situazione ha lasciato un’ampia area senza copertura in caso di emergenze. L’assenza di una struttura di rifugio ha spinto alpinisti e frequenti visitatori delle montagne a richiedere un riparo sicuro, sottolineando l’importanza di questa operazione. Il progetto ha visto la luce solo dopo aver superato numerosi ostacoli tecnici e logistici, con una cooperazione efficace tra l’amministrazione comunale di Calascio e tutti i soggetti coinvolti.
Un progetto sostenibile e rispettoso dell’ambiente
Un aspetto fondamentale del progetto è stata l’attenzione alla tutela ambientale. Si è scelto di riutilizzare il vecchio basamento e le strutture di cemento già esistenti, riducendo al minimo l’impatto sull’ecosistema circostante. Questo approccio ha permesso di conservare l’area e di garantire che la nuova costruzione si integrasse in modo armonioso nel paesaggio. La selezione dei materiali utilizzati ha perseguito l’obiettivo di garantire durabilità e resistenza alle severe condizioni atmosferiche tipiche dell’area, contribuendo a preservare non solo il bivacco, ma anche l’ambiente naturale del Gran Sasso.