L’animazione contemporanea sta vivendo un momento di grande innovazione, con opere che sfidano i tradizionali confini del genere. ‘Flow – Un mondo da salvare’, il lungometraggio diretto da Gints Zilbalodis, si presenta come un esempio audace di questo nuovo corso. Da oggi nelle sale grazie a Teodora dopo un’anteprima a Alice nella città, il film ha già catturato l’attenzione del pubblico internazionale, vincendo numerosi premi tra cui quattro riconoscimenti al Festival di Annecy. Privo di dialoghi e voce narrante, questo film esplora la solitudine e la solidarietà in un mondo dilaniato da un’apocalisse acquatica.
L’arte di Gints Zilbalodis e la sua visione
Nato in Lettonia nel 1994, Gints Zilbalodis è una vera e propria ‘one-man band’ dell’animazione. Oltre a dirigere, il giovane artista svolge praticamente ogni ruolo nella produzione del film, dal montaggio alla fotografia, fino alla colonna sonora. Questa autonomia creativa gli permette di impartire una visione coerente e distintiva alla sua opera, che ricorda per alcuni versi lo stile di grandi cineasti come Terrence Malick, ma si colloca in un ambito unico nel panorama dell’animazione. Zilbalodis utilizza una tecnica di CGI minimalista che evoca un disegno a mano, accentuando la bellezza e la vulnerabilità della natura in un mondo che ricorda l’inesorabile fine di una civiltà.
La trama del film gira attorno a un giovane gatto nero, intrappolato in un ambiente devastato da inondazioni incessanti. Il disegno e l’animazione si sviluppano in paesaggi spettrali, dove l’assenza umana è palpabile, amplificata da architetture gotiche e dolmen silenziosi che raccontano una storia di isolamento e precarietà. I lunghi piani sequenza e le graziose rappresentazioni della natura, ispirate a Dürer e Friedrich, arricchiscono l’esperienza visiva, trasportando lo spettatore in un universo tanto affascinante quanto inquietante.
Un’avventura di sopravvivenza e amicizia
Durante il suo viaggio, il gatto si ritrova su una barca a vela, un’arca di Noè moderna, in compagnia di altri animali: un cane, un capibara, un lemure e una gru. Questo gruppo eterogeneo, inizialmente diffidente l’uno verso l’altro, si unisce per affrontare le sfide del loro nuovo mondo sommerso. La pellicola affronta temi di solidarietà e cooperazione, con il gatto impegnato a imparare a pescare per nutrire i suoi compagni. La crescita di queste relazioni in circostanze tanto estreme diventa il cuore pulsante del film, mostrando come l’amicizia possa fiorire nelle condizioni più avverse.
Tuttavia, la storia non è priva di tensione. Ogni volta che il gruppo raggiunge un apparente approdo sicuro, le acque tornano a minacciare la loro esistenza. Questo ricorrente pericolo non solo sottolinea la fragilità della vita, ma agisce anche come un catalizzatore per l’evoluzione dei legami tra i personaggi. Rappresentando il viaggio come una metafora di resilienza, Zilbalodis crea una narrativa che invita alla riflessione sulle relazioni umane e sulle sfide collettive.
Riconoscimenti e impatto nel panorama dell’animazione
‘Flow – Un mondo da salvare’ non è solo un tributo all’arte dell’animazione ma si è affermato come un’opera importante nell’ambito dei festival internazionali. Il film ha avuto una ricezione entusiastica a Cannes, guadagnandosi non solo il plauso della critica ma anche quattro premi al Festival di Annecy, una manifestazione di riferimento per l’animazione mondiale. La peculiarità di un film senza dialoghi, associata a una fortissima componente visiva, lo posiziona tra i favoriti nella corsa agli Oscar.
Zilbalodis, grazie alla sua capacità di sintetizzare concetti complessi in un linguaggio visivo accessibile, appare come uno dei talenti più interessanti del panorama cinematografico contemporaneo. ‘Flow – Un mondo da salvare’ non è solo una storia di animazione, ma un’esperienza artistica che invita a esplorare la natura, la solitudine e il valore della comunità in un mondo spesso ostile.
Ultimo aggiornamento il 8 Ottobre 2024 da Armando Proietti