Mentre si attende un incontro all’Aran il 26 marzo, emergono notizie preoccupanti riguardo il futuro del personale scolastico. Le stime iniziali suggeriscono che il prossimo anno scolastico potrebbe registrare un significativo aumento dei banchi vuoti, con circa 134mila posti in meno rispetto all’anno attuale. Questo scenario si fa sempre più concreto alla luce delle recenti riforme e dei tagli previsti.
I tagli al personale docente e Ata
Nei recenti incontri, già si è parlato di un significativo decremento di figure professionali nel mondo della scuola. Si stima che dal prossimo anno scolastico verranno soppressi circa 5.660 posti di docenti, accompagnati da una riduzione di 2.174 unità nell’organico ATA. Queste misure fanno parte della legislazione di bilancio, che prevede una razionalizzazione delle risorse. I sindikati, tuttavia, esprimono forte contrarietà nei confronti di tali decisioni. La Gilda degli insegnanti ha sottolineato come i tagli interesseranno soprattutto i posti comuni, strumentali alla diminuzione degli alunni per classe. Questa azione potrebbe portare alla chiusura di scuole più piccole, già vulnerabili a causa del dimensionamento, sostenendo che tali decisioni non tengono conto delle specificità del territorio.
A questo punto è chiaro che la situazione si fa sempre più critica. Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil, ha evidenziato carenze persistenti nella figura del collaboratore scolastico, rendendo incomprensibile l’attuazione di tagli su un personale già deficitario. La questione solleva forti preoccupazioni tra gli addetti ai lavori, che vedono un futuro incerto per le istituzioni scolastiche.
Le conseguenze sui numeri delle classi
Un aspetto particolarmente allarmante è il numero crescente di classi sovraffollate nelle scuole secondarie di secondo grado. Ad oggi, ci sono 5.909 classi che ospitano 28 alunni o più. Questo evidenzia come i tagli al personale non facciano altro che amplificare le difficoltà già esistenti, rendendo l’istruzione una sfida sempre più complessa. Il segretario della Uil scuola, Giuseppe D’Aprile, ha puntualizzato come la denatalità dovrebbe diventare un’opportunità e non una penalizzazione per il sistema educativo, mettendo in luce il ruolo cruciale che il ministero dell’Istruzione dovrebbe avere in questo contesto.
La questione dei pensionamenti e del turn over
Non si possono ignorare anche i dati relativi ai pensionamenti, che stanno aumentando senza un’adeguata compensazione tramite il turn over. Le conseguenze di questa situazione portano a una fuga di docenti che arrivano a quota 10.293, rendendo sempre più difficile per le scuole mantenere un organico adeguato. L’Anief, rappresentata dal presidente Marcello Pacifico, critica aspramente le riduzioni di personale, sottolineando la crescente domanda di supporto per le attività scolastiche. Anche in questo caso, il sindacato ha evidenziato come le scuole rischiano di trovarsi al collo di un collo di bottiglia, ulteriormente aggravato dalla mancanza di personale ausiliario.
Contestazioni e ricorsi
Oltre ai tagli previsti, si fa sentire anche la questione del dimensionamento scolastico. Diverse realtà locali hanno contestato tali decisioni, e in alcuni casi persino singole scuole hanno intrapreso azioni legali. Tuttavia, la maggior parte di questi ricorsi ha ottenuto esito negativo. La riduzione del personale e il dimensionamento rischiano di avere effetti devastanti sulle scuole, in particolare quelle più piccole, già impegnate in una lotta per la loro stessa esistenza.
In questo contesto, la denatalità si fa sentire in modo palpabile, con un numero sempre minore di studenti italiani. La nuova stima di 134mila banchi vuoti per il 2025/26 offre una chiara rappresentazione della sfida che il sistema educativo italiano dovrà affrontare nei prossimi anni.