Nuovo studio di Lancet: controllare 14 fattori di rischio potrebbe ridurre la demenza globale

Nuovo studio di Lancet: controllare 14 fattori di rischio potrebbe ridurre la demenza globale

Nuovo studio di Lancet contro Nuovo studio di Lancet contro
Nuovo studio di Lancet: controllare 14 fattori di rischio potrebbe ridurre la demenza globale - Gaeta.it

Un recente studio pubblicato sulla rivista Lancet ha rivelato che la gestione di 14 fattori di rischio potrebbe ritardare o prevenire quasi la metà dei casi di demenza nel mondo. Attualmente, la demenza colpisce circa 55 milioni di persone e, senza interventi significativi, il numero potrebbe salire a 139 milioni entro il 2050.

La sfida della demenza e l’importanza della prevenzione

La demenza si configura come una delle malattie neurodegenerative più temute a livello globale, con un impatto significativo sulla qualità della vita delle persone anziane e delle loro famiglie. Non esiste un trattamento curativo noto, il che rende fondamentale la prevenzione. Secondo l’organizzazione Alzheimer’s Disease International, il prolungamento della vita ha comportato un incremento dei casi, creando la necessità di politiche e strategie efficaci per affrontare questa problematica crescente.

La commissione di esperti di demenza, composta da 27 specialisti, ha evidenziato come il monitoraggio di determinati fattori di rischio nel corso della vita possa di fatto prevenire o ritardare il manifestarsi della malattia. In particolare, il colesterolo alto e la perdita della vista sono stati recentemente inclusi tra questi fattori, ricevendo una maggiore attenzione rispetto a studi precedenti.

Fattori di rischio identificati: una mappa complessa

Lo studio ha identificato 14 fattori di rischio, evidenziando l’importanza di una corretta gestione della salute lungo tutto l’arco della vita. Tra i fattori elencati figurano: bassi livelli di istruzione, problemi di udito, pressione alta, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, diabete, abuso di alcol, lesioni cerebrali traumatiche, inquinamento atmosferico e isolamento sociale in età avanzata.

La maggiore incidenza di demenza è stata correlata a fattori come l’ipoacusia e il basso livello di istruzione, che si rivelano avere un impatto preponderante, insieme ad altri rischi come la pressione alta e l’isolamento sociale. Si stima che questi fattori contribuiscano a circa il 40% dei casi totali a livello mondiale, suggerendo che anche piccole modifiche nello stile di vita possono portare a significativi miglioramenti.

L’impatto delle politiche preventive

Le dichiarazioni di Gill Livingston, principale autore dello studio e professore di psichiatria all’University College di Londra, sottolineano l’urgenza di queste scoperte. “È fondamentale agire per ridurre il rischio di demenza. Non esiste un momento sbagliato per modificare le proprie abitudini,” afferma Livingston, enfatizzando l’importanza di iniziative che coinvolgano tutti i segmenti della popolazione, soprattutto a partire dall’età infantile.

Ricercatori esterni al rapporto, come la dottoressa Sarah-Naomi James, hanno sollevato dubbi riguardo alla completezza del quadro, sottolineando l’esigenza di considerare anche altre influenze sullo sviluppo della demenza, in particolare quelle che si manifestano nelle prime fasi della vita.

Strategie suggerite per il cambiamento

La commissione Lancet ha proposto un insieme di strategie che possano essere adottate sia a livello politico che individuale per affrontare l’emergenza demenza. Raccomandazioni specifiche includono l’accesso a un’istruzione di qualità, opportunità di stimolazione mentale per adulti di mezza età, e la promozione di comportamenti salutari come l’attività fisica regolare, la cessazione del fumo e il contenimento del consumo di alcol.

Ulteriori suggerimenti riguardano la sensibilizzazione sull’importanza della salute uditiva e visiva, sottolineando come questi aspetti possano influire anche sul grado di socializzazione e sugli aspetti psicologici della vita degli anziani. Sandrine Thuret, professore di neuroscienze, ha evidenziato il ruolo cruciale di politiche sanitarie integrate e di lungo termine, finalizzate alla prevenzione della demenza.

Il valore degli interventi popolari

Livingston e i suoi collaboratori hanno presentato un esempio pratico utilizzando l’Inghilterra: gli interventi mirati su sei fattori di rischio potrebbero comportare risparmi significativi, stimati in oltre 4 miliardi di sterline, relativi ai costi sanitari e sociali. Tali cifre evidenziano come l’investimento nella prevenzione possa non solo salvaguardare la salute pubblica, ma anche generare notevoli benefici economici.

L’analisi del rapporto invita a riflettere sull’urgenza e sull’importanza di iniziative congiunte che coinvolgano enti pubblici, comunità e individui per affrontare un fenomeno che, se non controllato, avrà conseguenze devastanti.

Change privacy settings
×