Recenti ricerche hanno evidenziato l’efficacia del daratumumab somministrato sottocute in associazione a bortezomib, lenalidomide e desametasone nel trattamento del mieloma multiplo. I risultati presentati al sesto congresso dello European Myeloma Network ad Atene annunciano una proiezione di sopravvivenza mediana libera da progressione di circa 17 anni per i pazienti eleggibili per trapianto. Questa scoperta segna un passo importante nel miglioramento delle prospettive per i pazienti affetti da mieloma multiplo.
Dettagli degli studi persues e cepheus
Le nuove informazioni derivano dagli studi Perseus e Cepheus, focalizzati sulla sopravvivenza libera da progressione in pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi. Nel contesto del Perseus, i partecipanti erano eleggibili per trapianto, mentre nel Cepheus vi era una popolazione non eleggibile o con trapianto deferito. Entrambi gli studi hanno confrontato il protocollo terapeutico con daratumumab in formulazione sottocutanea e in combinazione con altri trattamenti standard come VRd .
I dati indicano che la PFS mediana è nettamente più elevata nel braccio di trattamento con daratumumab-VRd rispetto al gruppo di controllo che riceve solo VRd. Elena Zamagni, esperta di ematologia presso l’Istituto di Ematologia ‘L. e A. Serà gnoli’ di Bologna, ha rimarcato che l’uso di modelli matematici è cruciale per valutare i benefici di questi trattamenti a lungo termine. Ad esempio, il follow-up mediano di 47,5 mesi dello studio Perseus ha dimostrato una riduzione del rischio di progressione o morte del 58% per il trattamento con daratumumab-VRd.
Progettazioni di sopravvivenza a lungo termine
I risultati degli studi Perseus e Cepheus suggeriscono che l’aspettativa di vita per i pazienti con mieloma multiplo eleggibili per trapianto possa arrivare a quello che sarebbe il loro tempo di vita senza la malattia. A quelle parole ha fatto eco Edmond Chan di Johnson & Johnson, evidenziando l’importanza di migliorare gli esiti a lungo termine nella cura del mieloma multiplo, specialmente considerando che l’età media alla diagnosi è di circa 65 anni.
Le stime nella PFS mediana per il braccio con daratumumab-VRd, nella migliore delle ipotesi, raggiungono i 17,1 anni. In contrasto, il trattamento con VRd seguito da terapia di monoterapia con lenalidomide ha una proiezione di soli 7,3 anni. Per i pazienti non eleggibili al trapianto, è stata osservata una PFS di 8,3 anni confrontata con 4,4 anni per VRd.
Implicazioni cliniche e approvazione europea
L’approvazione recente da parte della Commissione europea per l’uso di daratumumab in somministrazione sottocutanea come trattamento di prima linea per mieloma multiplo di nuova diagnosi amplia le opzioni terapeutiche disponibili. Questa indicazione è particolarmente importante in un panorama in cui i pazienti cercano soluzioni durature e attuabili per il trattamento del mieloma multiplo. L’integrazione di daratumumab nel regime terapeutico è vista come un passo avanti nel potenziamento della sopravvivenza e nella qualità della vita dei pazienti.
Con il passare del tempo, i clinici e i ricercatori continueranno ad analizzare questi dati per ottimizzare ulteriormente i protocolli terapeutici e garantire alle persone affette da mieloma multiplo le migliori chance di successo nel loro percorso di cura.