Nel cuore di Roma, la polemica sull’occupazione del Liceo Virgilio sta sollevando un acceso dibattito tra studenti e rappresentanti politici. Da quasi due settimane, un gruppo di studenti ha preso possesso della struttura, creando non pochi disagi e attirando un’attenzione mediatica che ha acceso gli animi. La situazione si complica ulteriormente con le affermazioni del deputato della Lega, Rossano Sasso, il quale ha sollevato forti critiche verso gli occupanti, richiamando interrogativi sull’uso della comunicazione e dell’autogestione in contesti educativi.
Le accuse di Rossano Sasso: disordini e richieste di punizioni
Rossano Sasso non ha risparmiato parole forti nel suo intervento: “Una minoranza di studenti di sinistra del liceo Virgilio occupano l’istituto da quasi due settimane, causando infiniti disagi.” Il deputato ha descritto una scenografia di caos che include banchi lanciati dalle finestre e attività conviviali in spazi inappropriati, mentre chiede che gli occupanti rispondano delle loro azioni. La sua critica si è concentrata non solo sui danni materiali, ma anche sul diritto allo studio per gli studenti che non partecipano alle occupazioni.
“Adesso si propongono di andarsene a patto di ottenere un accordo di impunità,” ha continuato Sasso. La posizione è chiara: ogni tentativo di comunicazione da parte degli studenti viene percepito come un tentativo di ricatto. Così, il deputato richiede sanzioni “esemplari” per quelli che definisce “figli di papà”, evidenziando un contrasto tra chi, nella sua visione, ostacola l’istruzione e chi, al contrario, merita di essere premiato per l’impegno nella propria formazione. La battaglia si scatena, evidenziando una frattura profonda nel modo di vedere l’istruzione e la gestione degli spazi scolastici.
La risposta degli studenti: comunicazione e inclusione
Le parole di Sasso non sono passate inosservate ai diretti interessati. Attraverso il profilo Instagram del collettivo studentesco, gli studenti di Virgilio hanno respinto al mittente le accuse di chiusura nei confronti del dialogo. “L’occupazione cerca di essere il più inclusiva possibile, sia per gli studenti, sia per il resto del personale scolastico,” scrivono con determinazione. A loro avviso, il vero problema non è l’occupazione, ma l’assenza di una comunicazione efficace tra gli studenti e le istituzioni scolastiche.
Criticano aspramente la narrazione che li vorrebbe “barricati” e isolati nel loro luogo di studio. Secondo loro, l’autogestione non è un modo per interrompere l’interazione, ma piuttosto una risposta diretta a un dialogo che non si è mai realmente instaurato. Gli studenti affermano che ogni tentativo di proporre idee e soluzioni viene strumentalizzato a loro discapito, creando un clima di paura e frustrazione. Inoltre, sottolineano che la loro intenzione non è quella di creare divisioni, ma di far sentire le proprie ragioni e richiedere ascolto.
Un’altra polemica: i ragazzi del Cavour rispondono a una docente
La polemica si amplifica anche al Liceo Cavour, dove un episodio ha suscitato indignazione tra gli studenti. La docente Claudio Marino ha redatto una lettera indirizzata a docenti e studenti, che esponeva un elenco di “distruzioni” da seguire al termine dell’occupazione. Gli alunni, in risposta, hanno difeso la legittimità della loro esperienza, definendo “irrispettoso” il paragone con episodi di violenza.
“Occupare è un momento di crescita collettiva,” affermano, ribadendo che il loro intento non è quello di costruire barriere, ma di rendere chiare le proprie motivazioni. Differenti dai pregiudizi con cui vengono spesso dipinti, gli studenti del Cavour dichiarano di aver ripulito a fondo la scuola e di voler essere riconosciuti per il loro impegno. Con tonfi di indignazione, si propongono di continuare a lottare affinché le loro istanze vengano ascoltate e il loro operato venga valorizzato.
Queste dinamiche di dialogo complesso tra studenti e istituzioni non si limitano a una semplice questione locale, ma sollevano interrogativi più ampi sulla partecipazione, sul dialogo intergenerazionale e sul futuro della formazione in tempo di tensioni sociali. Il dibattito continua, intriso di emozioni e di una necessità di chiarire il ruolo di ciascun attore all’interno della comunità scolastica.
Ultimo aggiornamento il 12 Dicembre 2024 da Marco Mintillo