Questa mattina, il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria a Perugia ha ricevuto una significativa consegna di oltre 2.000 reperti archeologici provenienti dal Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Questo trasferimento è parte di un’operazione più vasta, che ha portato al recupero di un totale di 10.000 pezzi nell’ambito dell’indagine “Achei“, condotta tra il 2017 e il 2018, e coordinata dalla Procura della Repubblica di Crotone. Questi reperti, definiti di “eccezionale valore storico”, sono ora oggetto di studio e analisi da parte di esperti, con l’obiettivo di essere presentati al pubblico attraverso un progetto di riallestimento.
L’importanza del trasferimento dei reperti al museo
La cerimonia di consegna, avvenuta di fronte a rappresentanti delle autorità locali e del settore archeologico, segna un traguardo significativo per il Museo Nazionale dell’Umbria. La direttrice Tiziana Caponi ha descritto questa assegnazione come la più cospicua mai avvenuta per l’istituzione. Durante il suo intervento, ha annunciato la creazione di una nuova sezione dedicata specificamente ai reperti sequestrati, sottolineando l’importanza di queste aggiunte per la storia e il patrimonio culturale della regione.
La presenza di alte cariche, come il colonnello Diego Polio e altri dirigenti del settore, ha dato ulteriore rilevanza all’evento, evidenziando il lavoro svolto dalle forze dell’ordine per contrastare il traffico illecito di beni culturali. La consegna dei reperti rappresenta non solo una restituzione materiale, ma anche un gesto simbolico che riconnette la città di Perugia alla propria storia.
Una collezione variegata: reperti e la loro provenienza
Tra i reperti consegnati al Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria vi sono oggetti di diverse epoche e culture, incluse quelle italiche, etrusche, greche e magnogreche. Questi materiali sono stati sequestrati nell’ambito di indagini su un traffico internazionale di reperti archeologici e fanno parte di una strategia più ampia di recupero del patrimonio culturale rubato.
Il valore storico di questi oggetti è elevato, in particolare per i materiali di provenienza centro-italica che risalgono all’età del ferro. Tiziana Caponi ha evidenziato come alcuni di questi reperti siano in perfetta coerenza con la Collezione Bellucci del museo, una delle più rappresentative della storia locale. Tra i reperti, sono inclusi bronzetti schematici, punte di freccia, fibule, ceramiche e urne in travertino, che offrono un’ampia panoramica sulle pratiche artigianali della regione.
Le indagini e la lotta contro il traffico di beni culturali
Le indagini che hanno portato al recupero di questi reperti sono state avviate grazie al monitoraggio di attività sospette legate ai tombaroli. Le operazioni hanno portato all’emissione di 23 ordinanze di misure cautelari e a ben 80 decreti di perquisizione, evidenziando un imponente sistema di traffico illecito che si estendeva anche oltre i confini nazionali, interessando paesi come Inghilterra, Francia, Germania e Serbia.
Il traffico di beni culturali rappresenta un problema di grande rilevanza internazionale, con conseguenze devastanti per le identità culturali e la storia dei popoli. Le operazioni condotte dai Carabinieri non solo hanno portato a un significativo recupero di reperti, ma hanno anche sensibilizzato l’opinione pubblica sull’importanza della tutela del patrimonio culturale e della prevenzione dello scavo clandestino.
La restituzione di questi reperti al Museo di Perugia rappresenta un passo importante, non solo nella salvaguardia del patrimonio culturale italiano, ma anche nella riappropriazione della storia da parte delle comunità locali.