Oltre il 70% dei giovani Neet in Italia trova lavoro in nero: un fenomeno allarmante nelle metropoli

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Oltre il 70% dei giovani Neet in Italia trova lavoro in nero: un fenomeno allarmante nelle metropoli - Gaeta.it

In un contesto preoccupante, l'ultimo rapporto del Consiglio Nazionale dei Giovani rivela che nel nostro paese oltre il 70% dei giovani Neet, ovvero "Neither in employment nor in education and training", è attivamente coinvolto in attività lavorative non ufficiali, con punte che sfiorano il 90% nelle grandi città. Questo articolo esamina le implicazioni di tale realtà e l'impatto che ha sulla vita dei giovani italiani.

Il fenomeno dei Neet in Italia: una panoramica preoccupante

Secondo i dati forniti dall’Istat, la platea dei giovani Neet in Italia ammonta a circa 2,1 milioni. Questi giovani, tra i 15 e i 29 anni, non sono coinvolti in percorsi educativi o lavorativi regolari. La situazione in Italia risulta particolarmente grave, con una percentuale di Neet pari al 16,1%, che supera di gran lunga la media europea che si attesta all'11,2% nel 2023. La ricerca "Lost in transition" del Consiglio Nazionale dei Giovani mostra chiaramente come questo fenomeno sia strettamente legato alla questione economica e sociale.

L'analisi dei dati fa emergere non solo la vasta platea di giovani esclusi dal mondo del lavoro ufficiale, ma anche le loro scelte economiche. Infatti, molti di loro si adattano alle circostanze, ripiegando su lavori informali per cercare di ottenere una certa indipendenza economica. Tuttavia, questa strategia comporta numerosi rischi e pone in discussione la loro qualità della vita e il futuro professionale.

Il lavoro in nero come scelta predominante tra i giovani Neet

Le ricerche del Consiglio Nazionale dei Giovani rivelano che il 74,8% dei Neet ha svolto lavori non ufficiali nell'ultimo mese. Questo dato mostra un'influenza evidente delle dinamiche urbane sul comportamento lavorativo dei giovani. Nelle aree metropolitane, la percentuale di Neet coinvolti in attività informali raggiunge l'88,9%, in netto contrasto con il 53,6% nelle zone interne. Questa disparità evidenzia un clima di opportunità che differisce fortemente tra contesti urbani e rurali.

Non sorprende che quasi la metà dei Neet residenti nelle grandi città dichiari di essere economicamente indipendente, utilizzando i proventi di attività informali per liberarsi da una situazione di dipendenza economica dalla famiglia. Le loro scelte lavorative riflettono una crescente necessità di autonomia, ma si pongono anche interrogativi sulla sostenibilità e sulla regolarità di tali occupazioni.

Le differenze tra aree urbane e aree interne

L'analisi mette in luce due distinti gruppi all'interno della categoria Neet. Da un lato, ci sono coloro che intendono "mettersi di nuovo in gioco", per lo più residenti nei contesti urbani, e dall'altro quelli che preferiscono prendersi una pausa, con una prevalenza nelle aree interne. Questo divide non solo le loro esperienze lavorative, ma anche il loro approccio alla vita sociale e politica.

Il primo gruppo mostra un forte coinvolgimento nell'economia informale attraverso attività come la compravendita online e lavori occasionali, mentre il secondo si trova spesso a fronteggiare una mancanza di opportunità lavorative e limitate reti di supporto che sottolineano la disparità tra le due categorie. Questa situazione genera un divario di opportunità e rappresenta un megafono per una crisi socio-economica che necessita di attenzione e soluzioni strategiche.

Il sacrificio dei diritti lavorativi da parte dei giovani Neet, in particolare quelli delle aree interne, emerge come un aspetto preoccupante. La ricerca mostra che molti giovani sono disposti a rinunciare a diritti essenziali pur di assicurarsi un'occupazione, un compromesso che solleva interrogativi sulle condizioni lavorative e sui diritti civili di una generazione. La ricerca di una soluzione a questa problematica diventa quindi una questione di vitale importanza non solo per il presente, ma anche per il futuro del mondo del lavoro italiano.

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