Omicidi a Santa Maria Capua Vetere: il badante Mario Eutizia si confessa “angelo della morte”

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Omicidi a Santa Maria Capua Vetere: il badante Mario Eutizia si confessa "angelo della morte" - Gaeta.it

Il caso dell'ex badante Mario Eutizia ha scosso la comunità di Santa Maria Capua Vetere, con accuse gravi che lo vedono coinvolto in quattro omicidi. Le dichiarazioni del pubblico ministero Annalisa Imparato rivelano una volontà omicidiaria nell'atto di somministrare farmaci letali agli anziani assistiti. Questo articolo esplora in dettaglio le dinamiche di questo drammatico evento, le motivazioni dietro le azioni di Eutizia e le implicazioni legali del caso.

L'atto di accusa contro il badante

Le dichiarazioni del pubblico ministero

Il sostituto procuratore della Repubblica ha espresso un giudizio severo nei confronti di Mario Eutizia, descrivendolo come un individuo che ha esercitato il proprio ruolo di badante con un’intenzione maligna. Secondo Imparato, Eutizia ha volontariamente cercato l'“exitus”, un termine latino che indica la morte, attraverso l’uso sistematico di farmaci potenzialmente letali. La sua condotta suggerisce una chiara ricerca di controllo e autorità, nell’illusione di essere visto come una figura salvifica anziché come un omicida.

Eutizia, infatti, ha ammesso di aver tratto un senso di gratificazione dalla sua azione, facendosi percepire come un "angelo della morte", un messaggero di pietà e compassione, giustificando le sue azioni con la volontà di alleviare la sofferenza dei suoi assistiti. Questa auto-percezione di altruismo si rivela disturbante, così come la scelta di somministrare dosi massicce di farmaci che sarebbero stati velocemente fatali.

La modalità operativa

La modalità di somministrazione dei farmaci costituisce una parte cruciale della narrazione. L'indagato ha applicato una tecnica di somministrazione che ha spinto la magistratura a ipotizzare una piena consapevolezza delle conseguenze delle sue azioni. La somministrazione "lenta e continua" di medicinali, combinata con la conoscenza acquisita grazie all’esperienza sia come badante che come paziente oncologico, porterebbe a pensare che Eutizia avesse l'intento di farli morire.

In sostanza, Eutizia avrebbe agito con l’intenzione di alterare il corso naturale delle cose, contribuendo in modo decisivo alla morte di persone già gravemente malate. Questo porta a interrogarsi sulla moralità e sull’etica professionale nell’ambito dell’assistenza sanitaria, ponendo domande sul delicato equilibrio tra pietà e omicidio.

La confessione di Eutizia

Un’interrogazione rivelatrice

Durante l'interrogatorio, il badante ha confessato di aver somministrato farmaci letali in diverse occasioni, motivando le sue azioni con il desiderio di porre fine alla sofferenza dei suoi pazienti. La sua spiegazione ha suscitato preoccupazione non solo per la gravità dei suoi atti, ma anche per il modo in cui ha giustificato ogni omicidio come un atto di compassione.

Secondo le parole di Eutizia, nessuno si era accorto della somministrazione delle dosi “quadruplicate” poiché i familiari degli assistiti non erano presenti durante il momento del trattamento. Questo elemento sottolinea la mancanza di sorveglianza e controllo nel processo di cura degli anziani, creando così l'ambiente ideale per perpetrare tali atti.

L’epilogo drammatico

Significativa è anche la richiesta che Eutizia ha fatto al pubblico ministero di ricevere aiuto per "non uccidere più". Questa affermazione esprime chiaramente la sua consapevolezza riguardo alla gravità delle sue azioni e alla sofferenza che gli omicidi comporterebbero, qualora si fosse trovato in una situazione simile. La disperazione mostrata dal badante mette in luce la complessità della sua psiche e l’eterna lotta tra moralità e l'atto stesso di infliggere la morte.

Il caso di Mario Eutizia solleva interrogativi inquietanti riguardo alla vulnerabilità degli assistiti, alle responsabilità professionali e alla frattura tra compassione e crudeltà. Gli sviluppi futuri di questa indagine saranno seguiti attentamente nei prossimi mesi.

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