La tragica vicenda che ha colpito la comunità di Oltrona San Mamete trova una sua conclusione in tribunale. Luca De Bonis, 34 anni di Appiano Gentile, è stato condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio volontario di Manuel Millefanti, avvenuto il 22 gennaio dello scorso anno. Questa condanna, pronunciata dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Como, deriva dal ritrovamento di responsabilità pienamente riconosciute dall’imputato, dopo una serata caratterizzata da eccessi e comportamenti imprudenti.
Ricostruzione della serata fatale
La sera dell’omicidio, De Bonis e Millefanti avevano condiviso momenti di convivialità. Prima che si verificasse il tragico evento, i due avevano immortalato la loro serata in un selfie, successivamente pubblicato su Facebook. Questi momenti di apparente leggerezza hanno rapidamente lasciato spazio a una situazione critica al termine della serata, quando la tensione tra i due amici si è trasformata in aggressività.
Secondo quanto emerso durante le indagini, l’omicidio sarebbe avvenuto in seguito a un’intossicazione da alcol. De Bonis, dopo un acceso litigio, ha colpito Millefanti con un coltello a lama di 9 centimetri, causando una ferita mortale. I dettagli di questa serata drammatica sono stati ricostruiti grazie alle testimonianze e al lavoro degli inquirenti, compresi gli elementi forniti dallo stesso De Bonis che, dopo la commissione del reato, ha consegnato il coltello alle autorità.
Il processo e la condanna
Il processo ha evidenziato come il giudice abbia considerato l’equilibrio tra le attenuanti generiche e le aggravanti, sulla base del comportamento di De Bonis durante l’udienza. L’imputato ha accolto le proprie responsabilità, un elemento che ha influito sulla decisione finale del tribunale. Il rito abbreviato ha permesso a De Bonis di beneficiare di una riduzione di pena, e il giudice ha stabilito un risarcimento di 330 mila euro a favore della famiglia di Millefanti, immediatamente esigibile.
La condanna ha suscitato reazioni sia nella comunità di Oltrona San Mamete che tra i familiari della vittima. Per loro, la sentenza rappresenta una forma di giustizia per un gesto che ha distrutto intere vite, compresa quella di Millefanti, che, prima di esalare l’ultimo respiro, riuscì a contattare la madre per chiedere aiuto, senza però rivelare il nome del suo aggressore.
Impatti e conseguenze per la comunità
La tragedia ha lasciato un segno profondo nella comunità locale, che si è trovata a fare i conti con un evento violento in un contesto normalmente tranquillo. La vicenda ha aperto un dibattito sulla sicurezza e sull’uso di sostanze alcoliche tra i giovani, un tema che preoccupa sempre di più genitori e istituzioni.
L’omicidio ha anche portato a interrogativi sul tema della giustizia e del diritto. La risposta del sistema giuridico in casi di violenza tra amici mette in discussione alcuni aspetti della nostra cultura e delle relazioni giovanili odierne. I familiari di Millefanti si spera possano trovare un certo grado di conforto e chiarezza nella sentenza, ma la perdita rimarrà per sempre una ferita aperta.
Ultimo aggiornamento il 29 Gennaio 2025 da Sara Gatti