Una discussione per motivi di traffico a Sirolo, in provincia di Ancona, è finita con un omicidio compiuto da un giovane di 28 anni. Il 27 agosto 2023, Melloul Fatah ha sparato un colpo mortale con un fucile subacqueo contro Klajdi Bitri, 23enne albanese. La corte d’assise di Ancona ha emesso la sentenza il 21 gennaio 2025, condannando Fatah a 18 anni di carcere per omicidio volontario, escludendo l’aggravante dei futili motivi. Le motivazioni del verdetto, rese note di recente, chiariscono la dinamica e i dettagli del tragico episodio.
La lite che ha scatenato l’omicidio in via cilea a sirolo
Tutto è cominciato nel primo pomeriggio di domenica 27 agosto 2023, all’altezza di una rotatoria in via Cilea a Sirolo. Un ingorgo di macchina aveva acceso gli animi tra alcuni automobilisti. Tra questi c’era la vittima, Klajdi Bitri, coinvolto in un diverbio stradale con Melloul Fatah. La discussione è degenerata in insulti, che non hanno risparmiato parenti e amici delle due parti. La tensione è salita al punto che Fatah è tornato alla propria auto per prendere un’arma inconsueta: una fiocina a tre punte, usata per la pesca subacquea.
Il fatto che ha acceso la scintilla definitiva non sarebbe stato il litigio iniziale, bensì un episodio successivo. Durante la lite, uno dei fratelli di Klajdi aveva colpito Fatah con un pugno. Secondo la corte, questo pugno è stato il vero motivo che ha spinto Fatah a decidere di vendicarsi. Dopo aver preso il fucile subacqueo, è tornato sulla scena, ha puntato l’arma verso Klajdi e ha sparato. Nonostante la presenza della fidanzata a bordo dell’auto, che non ha mostrato segni di preoccupazione, Fatah è partito subito dopo il colpo mortale.
L’arresto e la versione dell’imputato
Il 28enne è stato arrestato poche ore più tardi, a Falconara, dove i carabinieri lo hanno trovato prima di cena. Durante il processo, difeso dall’avvocato Davide Mengarelli, Fatah ha sostenuto di non essersi reso conto della gravità del colpo e di aver preso la fiocina solo con l’intento di intimidire il gruppo che lo stava aggredendo verbalmente e fisicamente. Ha negato l’intenzione di uccidere.
La corte d’assise, però, ha giudicato questa versione poco credibile. Ha sottolineato come l’imputato abbia agito in piena autonomia, senza alcuna minaccia reale a sé o alla fidanzata. Invece di allontanarsi, ha deciso di armiarsi con un fucile subacqueo e di usarlo contro una persona disarmata e in posizione vulnerabile. La sentenza spiega che Fatah, consapevole della propria inferiorità numerica, ha scelto una strategia ingannevole: ha fatto credere di voler desistere e ripartire, ma dietro questa facciata si nascondeva invece la volontà di colpire la vittima.
Il colpo mortale e i momenti dell’omicidio
La corte ricostruisce con precisione gli istanti in cui il 23enne è stato raggiunto dal colpo. Fatah si trovava a circa due metri e mezzo da Klajdi quando ha premuto il grilletto del fucile elastico munito di tridente. La vittima, in piedi e senza difese, non ha potuto reagire se non cercare di proteggersi alzando il ginocchio sinistro come scudo. Il colpo ha raggiunto il petto, causando la morte praticamente immediata.
Sono stati momenti di shock e incredulità per i presenti, tra cui parenti e amici della vittima. I familiari hanno seguito il processo come parte civile, rappresentati dagli avvocati Marina Magistrelli e Giulia Percivalle. La condanna a 18 anni di Melloul Fatah riflette la gravità dell’atto e il rigore con cui i giudici hanno valutato la sua responsabilità.
La dinamica dell’evento e le scelte dell’imputato raccontano una violenza oltre ogni misura legata a un semplice litigio di strada. Il caso resta un monito sulle rapide escalation di tensione che possono portare a tragedie evitabili nelle situazioni di conflitto quotidiano.