Omicidio di Giada Zanola: risultati delle analisi tossicologiche e dettagli dall’autopsia

Indagini sull’omicidio di Giada Zanola si intensificano dopo il ritrovamento di Lorazepam nel suo corpo, mentre il compagno Andrea Favero, accusato del crimine, nega l’uso della sostanza.
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Omicidio di Giada Zanola: risultati delle analisi tossicologiche e dettagli dall'autopsia - Gaeta.it

Le indagini sull’omicidio di Giada Zanola, la 33enne bresciana tragicamente gettata da un cavalcavia sull’autostrada A4 a Vigonza, si fanno sempre più intricate dopo il rilascio dei risultati degli esami tossicologici. I dati rivelano la presenza significativa di Lorazepam nel corpo della vittima, noto anche come Tavor, un comune psicofarmaco. Al contrario, il compagno di Giada, Andrea Favero, 38enne accusato del crimine, non presenta tracce della sostanza nei suoi campioni. Questa evidenza contraddice quanto dichiarato dall’uomo riguardo al suo utilizzo del farmaco, sollevando ulteriori domande sulla natura dell’episodio.

I risultati tossicologici: la presenza di Lorazepam

Gli esami tossicologici effettuati sul corpo di Giada Zanola hanno portato alla luce la presenza di importanti quantità di Lorazepam, suggerendo che la donna potesse essere sotto l’effetto di un farmaco in grado di alterare lo stato di coscienza. Questo dato è cruciale per le indagini, in quanto fornisce indicazioni sullo stato di Giada nei momenti precedenti alla sua morte, nonché sull’eventuale coinvolgimento di Andrea Favero.

Nel contesto delle dichiarazioni rilasciate dal camionista, il quale ha sostenuto di usare il farmaco per facilitare il sonno, l’assenza di tracce nei suoi capelli porta a una revisione della versione dei fatti. Attualmente, Favero è in custodia cautelare nel carcere di Padova, in attesa di ulteriori sviluppi delle indagini, mentre gli inquirenti esaminano attentamente tutti i dettagli emersi.

Risultati dell’autopsia: condizioni di Giada prima della caduta

L’autopsia, condotta dal professor Claudio Terranova dell’Università di Padova, ha rivelato elementi significativi sulle circostanze che hanno preceduto la tragica morte di Giada. I risultati indicano che Giada era ancora viva al momento della sua caduta, avvenuta da un’altezza di circa 15 metri. Questo dato è di grande importanza, poiché suggerisce che la vittima non fosse affatto priva di sensi quando è stata spinta dal cavalcavia.

Ulteriori approfondimenti mostrano che non ci sono segni evidenti di strangolamento e nessuna ferita da arma da taglio, il che esclude alcune delle spiegazioni più comuni relative a un omicidio. Tuttavia, sono stati riscontrati lividi sul corpo, che avvalorano l’ipotesi di una lite avvenuta tra Giada e il suo compagno, avvenuta circa due giorni prima della sua morte. Questi segni di violenza domestica hanno sollevato ulteriori interrogativi sulla vera natura della relazione tra i due.

Verifiche informatiche: indagini in corso su Pc e cellulari

Le indagini proseguono anche sul fronte informatico, con la scientifica che ha recentemente eseguito perquisizioni nella casa dove Giada e Andrea vivevano con il loro figlio di tre anni. In questa operazione, le autorità hanno sequestrato diversi dispositivi informatici, ritenuti potenzialmente rilevanti per ricostruire i rapporti e le dinamiche familiari.

Un aspetto inquietante è la scomparsa del cellulare di Giada, un elemento che potrebbe contenere informazioni vitali sull’ultimo periodo della sua vita. Per accertare la verità dei fatti e comprendere meglio il contesto, è stato incaricato un perito informatico per l’analisi del cellulare di Andrea e del suo PC. Questi dispositivi potrebbero svelare comunicazioni cruciali che potrebbero cambiare l’andamento delle indagini, oltre a potenziali segnali di conflitto nella relazione tra i due.

Le autorità continuano a seguire ogni pista al fine di far luce su un caso che ha scosso l’opinione pubblica e ha riportato l’attenzione sul tema della violenza domestica.

Ultimo aggiornamento il 28 Settembre 2024 da Armando Proietti

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