Omicidio di Saman Abbas: il processo d'appello scava nella verità familiare

Omicidio di Saman Abbas: il processo d’appello scava nella verità familiare

Il processo d’appello per l’omicidio di Saman Abbas solleva interrogativi sulla giustizia e i diritti umani, con accuse di lacune nella sentenza di primo grado e dinamiche familiari complesse.
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Omicidio di Saman Abbas: il processo d'appello scava nella verità familiare - Gaeta.it

Un caso che ha scosso l’Italia e sollevato interrogativi sulla giustizia e la cultura del rispettare i diritti umani è quello dell’omicidio di Saman Abbas, una giovane pachistana di 18 anni. Il processo d’appello in corso presso la Corte di assise di Reggio Emilia continua a gettare luci e ombre sulla verità dei fatti. L’accusa ha tenuto nel corso di un’udienza una requisitoria di cinque ore, contestando la decisione presa in primo grado che, secondo i pubblici ministeri, ha “offuscato la realtà” relativa all’orrendo delitto.

I protagonisti del processo

I principali imputati in questo drammatico caso sono i membri della famiglia della ragazza. Il padre e la madre, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, hanno ricevuto una condanna all’ergastolo in primo grado. In aggiunta, lo zio Danish Hasnain è stato condannato a quattordici anni di reclusione. Contrariamente, i cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz sono stati assolti. La Procura ha presentato ricorso, evidenziando la necessità di rivedere le responsabilità di questi ultimi e di considerare l’aggravante della premeditazione, che era stata esclusa nel verdetto iniziale.

Le dichiarazioni del fratello di Saman sono state al centro dell’intervento della procuratrice generale Silvia Marzocchi, che ha definito le sue affermazioni “attendibili”. La Procura si è concentrata su come le parole del ragazzo rappresentano una verità coerente e continuativa, contrariamente a quanto rilevato dalla Corte di primo grado. La drammaticità del caso non solo ha sollevato interrogativi sulla giustizia, ma ha anche messo in discussione le dinamiche familiari che possono condurre a simili atti di violenza.

Critiche alla Corte di assise

La requisitoria del pubblico ministero ha evidenziato gravi lacune nella sentenza di primo grado, accusando la Corte di non aver saputo catturare l’“umanità” e l’“atrocità” dell’omicidio di Saman. Le procuratrici, Marzocchi e Maria Rita Pantani, hanno sottolineato che ci si aspettava un’analisi più approfondita dei fatti, riducendo le spiegazioni eccessivamente lunghe concordate. Secondo loro, la sentenza avrebbe dovuto affrontare in modo lineare e rigido tutti gli elementi del caso, rispettando le evidenze processuali.

Particolare attenzione è stata riservata all’interpretazione di video che hanno mostrato i due cugini e lo zio mentre scavavano. Ma cosa è emerso esattamente da questi filmati, il giorno prima dell’omicidio? Le accuse sostengono che la Corte di assise ha trascurato prove cruciali, fermandosi a una visione distorta della realtà, un approccio che potrebbe complicare ulteriormente il processo di ricostruzione dei fatti.

Scavi e sepoltura: un’analisi forense

Non da meno, il perito archeologo forense Dominic Salsarola ha fornito le sue testimonianze sugli scavi effettuati per nascondere il corpo di Saman, rinvenuto il 18 novembre 2022. Secondo i risultati emersi, il corpo della ragazza sarebbe stato sepolto da almeno due persone. Durante la sua dichiarazione, lo zio Danish ha indicato che fu compito dei cugini completare lo scavo. È evidente, secondo l’accusa, che le operazioni di sepoltura siano state pianificate e portate a termine in una logica di complicità familiare.

La questione della responsabilità all’interno della famiglia e come si siano sviluppati i rapporti tra i vari membri stanno emergendo come elementi chiave nei dibattimenti attuali. Le testimonianze e gli studi forensi sono fondamentali per far luce su un caso che continua a gonfiarsi di tensioni sociali e domande irrisolte. La prosecuzione del processo d’appello promette di svelare ulteriori dettagli su una tragica vicenda personale, al contempo simbolo di sfide più vaste legate alla giustizia e alla cultura.

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