L’omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto tra il 29 e il 30 luglio, ha scosso l’opinione pubblica e ha sollevato interrogativi sulla mente del suo presunto assassino, Moussa Sangare, un giovane di 30 anni. Le recenti indagini condotte dalla gip di Bergamo, Raffaella Mascarino, hanno messo in luce dettagli inquietanti sul comportamento di Sangare prima, durante e dopo il delitto, che ha portato alla sua custodia cautelare in carcere.
I dettagli dell’omicidio
Gli eventi della notte fatale
Secondo le ricostruzioni fornite dalle autorità, Moussa Sangare ha ucciso a caso Sharon in un momento che pare essere stato premeditato, sebbene manifestasse un apparente stato d’animo instabile. Nella notte del delitto, Sangare non solo ha vagato per le strade, ma ha anche individuato un bersaglio che considerava vulnerabile, dimostrando così una lucida capacità di scelta. Il suo comportamento successivo, che includeva il ritorno alla scena del crimine per recuperare un berretto, ha suscitato ulteriori interrogativi riguardo alla sua lucidità mentale.
La testimonianza di Sangare
Nelle sue dichiarazioni agli inquirenti, Sangare ha cercato di giustificare le sue azioni parlando di un “mood” che lo avrebbe spinto a commettere atti violenti senza un reale motivo. Tuttavia, le parole della Gip forniscono una lettura differente, evidenziando un individuo che sembra essere in preda a una noia profonda, privo di stabilità lavorativa e che potrebbe aver cercato nel crimine emozioni forti, al punto da allenarsi anche al lancio di coltelli. La sua confessione rivela una contraddizione: mentre esprime pentimento, sembra anche cercare di giustificare la ricerca di adrenalina che avrebbe motivato il suo gesto.
Il comportamento post-omicidio
Attività sospette dopo il delitto
Dopo aver ucciso Sharon, Sangare ha partecipato a una grigliata con amici, un’attività decisamente lontana dal grave crimine appena commesso, e ha dimostrato di non sentire il peso della gravità dell’atto. Questo comportamento ha suscitato sconcerto tra le forze dell’ordine, portando a considerare se Sangare fosse davvero consapevole delle sue azioni. Il giorno seguente all’omicidio ha anche tentato di mantenere un “souvenir” del crimine, sotterrando il coltello in un’area vicino all’Adda, piuttosto che eliminarlo definitivamente.
I rilievi della polizia
Le forze dell’ordine, tra cui il RIS e i carabinieri di Bergamo, hanno avviato una serie di indagini per raccogliere prove nell’abitazione di Suisio di Sangare, esaminando ogni dettaglio per isolare reperti di interesse investigativo. Gli esami continuano e la Procura non sembra intenzionata a chiedere una consulenza sullo stato di salute mentale di Sangare, che è stato già visitato da medici del penitenziario senza riscontri di patologie psichiatriche.
Le implicazioni sociali e culturali
Riflessioni sulla violenza giovanile
Questo tragico episodio apre una riflessione sulla violenza giovanile e sul modo in cui certi generi musicali, come il rap e la trap, possano influenzare le nuove generazioni. La gip ha collegato l’omicidio a valori distruttivi diffusi da queste forme di espressione, che celebrano la violenza e il dominare sugli altri. È essenziale promuovere una cultura alternativa che possa incoraggiare i giovani a trovare forme più positive di espressione e confronto.
Necessità di prevenzione
Gli eventi che hanno portato all’omicidio di Sharon Verzeni evidenziano anche l’urgenza di sviluppare strategie efficaci per prevenire simili episodi e garantire un supporto adeguato ai giovani che si trovano in situazioni di vulnerabilità o isolamento sociale. La comunità locale e le istituzioni devono lavorare insieme per costruire un ambiente più sicuro e inclusivo.
L’omicidio di Sharon Verzeni rappresenta un grave episodio di violenza e mette in luce le fragilità all’interno della società contemporanea. Le indagini su Moussa Sangare proseguono, e si attende una risposta appropriata dalla giustizia.
Ultimo aggiornamento il 3 Settembre 2024 da Donatella Ercolano