Un caso di omicidio avvenuto all’interno del carcere Mammagialla di Viterbo ha scosso l’opinione pubblica, sollevando interrogativi sulle dinamiche di vita in cella e sulle relazioni tra detenuti. Il ventenne Krasmir Tsvetkov è stato accusato di aver strangolato il compagno di cella, Alessandro Salvaggio, la scorsa notte del 20 dicembre. L’udienza di giudizio immediato svoltasi il 22 luglio ha portato alla fissazione della prima udienza del processo per il 28 ottobre, con il coinvolgimento della famiglia della vittima, che si costituirà parte civile.
Dettagli del giudizio immediato
Il giudizio immediato per Krasmir Tsvetkov è avvenuto presso il Tribunale di Viterbo, sotto la supervisione della giudice per le indagini preliminari, Rita Gialoni. Durante l’udienza, il pubblico ministero Massimiliano Siddi ha presentato argomenti a sostegno della richiesta, evidenziando le evidenze che portano all’imputazione di omicidio. Questo tipo di processo, che consente di saltare le fasi preliminari per procedere rapidamente a dibattimento, è stato applicato in considerazione della gravità del crimine e del rischio di fuga del presunto colpevole.
Durante queste importantissime sedute di giustizia, l’attenzione è rivolta non solo alla responsabilità penale dell’imputato, ma anche alla tragedia umana che circonda la famiglia della vittima. L’avvocato Giacomo Pillitteri rappresenterà Salvaggio, già seguendo il suo caso e assistendo la famiglia nella grave perdita di un congiunto.
L’omicidio avvenuto nella cella
L’omicidio di Alessandro Salvaggio ha avuto luogo nella notte tra il 20 e il 21 dicembre scorso. Secondo quanto riportato, il quarantanovenne è stato soffocato da Krasmir Tsvetkov. È stato lo stesso Tsvetkov a contattare le guardie penitenziarie subito dopo il crimine, confessando di aver compiuto una “stupidaggine” strangolando l’amico di cella.
Le risultanze dell’autopsia hanno confermato la causa della morte per soffocamento, accertando i dettagli tragici dell’evento. Questa confessione ha aggiunto un elemento significativo al caso, gettando una luce sulle possibili motivazioni e dinamiche interpersonali all’interno della cella.
Relazioni fra i detenuti e il movente dell’omicidio
L’analisi delle relazioni tra i due uomini ha rivelato che sia Alessandro Salvaggio che Krasmir Tsvetkov si trovavano nel carcere di Viterbo per diverse accuse di reato. Mentre Salvaggio si trovava in custodia per questioni legate agli stupefacenti, Tsvetkov era stato incarcerato per reati contro il patrimonio. Entrambi erano programmati per uscire dal carcere nel 2026.
Research preliminari suggeriscono che il movente dell’omicidio potrebbe essere legato ai debiti contratti da Salvaggio nei confronti di Tsvetkov. Nonostante il legame di convivenza forzata in cella, non sono emerse segnalazioni di conflitti pregressi tra i due detenuti. Questa situazione ha sollevato interrogativi rilevanti sullo stato della vita carceraria e sulle vulnerabilità che possono nascere in un ambiente di così forte pressione e isolamento.
Il processo è significativo non solo per l’impatto che avrà sulla vita dei coinvolti, ma anche per la comunità carceraria e per le politiche relative alla gestione dei detenuti. Gli sviluppi futuri dell’udienza del 28 ottobre attireranno senza dubbio l’attenzione di molti, contribuendo a una riflessione più ampia sulle condizioni delle prigioni in Italia.