Omicidio Sharon Verzeni: il pm Marchisio smonta le false giustificazioni di Moussa Sangare

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Omicidio Sharon Verzeni: il pm Marchisio smonta le false giustificazioni di Moussa Sangare - Gaeta.it

Il caso dell'omicidio di Sharon Verzeni continua a far discutere, con nuovi elementi che emergono dalle indagini. Le immagini delle telecamere di sorveglianza e le intercettazioni delle conversazioni tra il presunto assassino, Moussa Sangare, e due testimoni chiave hanno messo in luce numerose contraddizioni nella sua versione degli eventi. Questi dettagli sono stati decisivi per il pubblico ministero Emanuele Marchisio, che ha portato avanti le indagini con determinazione.

Le contraddizioni delle affermazioni di Sangare

Declinazione delle responsabilità e confusione

Moussa Sangare, attualmente detenuto per l'omicidio di Sharon Verzeni, ha inizialmente cercato di allontanarsi da qualsiasi responsabilità. Secondo l'ordinanza del gip Raffaella Mascarino, Sangare ha negato di aver visitato Terno d'Isola nei mesi precedenti l'omicidio. Questa affermazione è stata prontamente contraddetta dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, che documentano un suo percorso notturno fino al luogo del delitto.

Quando è stato confrontato con le prove visive, Sangare ha ammesso di essere presente sul luogo dell'omicidio, ma ha tentato di spostare la responsabilità su un altro individuo, di cui ha fornito una descrizione vaga e incoerente. Questa strategia di difesa, con la quale cercava di coinvolgere un "amico" di Sharon, si è rivelata poco credibile, soprattutto quando confrontata con le evidenze raccolte.

Contraddizioni sulle dinamiche dell'omicidio

Sangare ha anche affermato che Sharon sarebbe stata accoltellata da questo misterioso complice, aggiungendo che successivamente quest'ultimo l'avrebbe minacciato. Tuttavia, i filmati dimostrano che la giovane barista camminava tranquillamente da sola, smentendo completamente la sua ricostruzione degli eventi. La narrazione di Sangare non regge di fronte alle reality check delle prove a disposizione degli investigatori.

Dettagli inquietanti sul rilascio e trasferimento di Sangare

La questione della sicurezza in carcere

Moussa Sangare, dopo il processo di fermo, è stato trasferito dal carcere di Bergamo a quello di San Vittore a Milano. La decisione è stata presa per ragioni di sicurezza, poiché prima di questo trasferimento, Sangare avrebbe subito delle intimidazioni da parte degli altri detenuti, che avrebbero addirittura lanciato bottiglie incendiarie contro di lui. Questo aspetto del caso non solo sottolinea la gravità della situazione, ma mette anche ulteriormente in evidenza quanto possa essere instabile il clima in carcere.

Osservazioni sulla sua apparenza fisica

Un'altra affermazione di Sangare che ha sollevato dubbi è stata quella riguardante il suo aspetto. Ha dichiarato di essersi tagliato i capelli "due o tre mesi" prima dell'audizione. Tuttavia, durante l’audizione, gli inquirenti hanno notato che i suoi capelli erano estremamente corti, il che ha suggerito che il taglio potrebbe essere avvenuto molto più di recente, contribuendo così a rafforzare l'impressione di incoerenza nelle sue dichiarazioni.

Il quadro generale di un caso complesso

L'episodio che ha portato alla morte di Sharon Verzeni ha scosso profondamente la comunità locale e ha richiamato l'attenzione su temi come la violenza di genere e le dinamiche criminali. Le investigazioni condotte dal pm Marchisio, supportate da prove tangibili e testimonianze, stanno lentamente ricomponendo i pezzi di un puzzle complicato e inquietante. La gravità delle affermazioni e le incongruenze nelle parole di Sangare pongono interrogativi su molteplici aspetti della vicenda, continuando a tenere alta l'attenzione della cronaca per i prossimi sviluppi del processo.

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