La Procura della Repubblica di Roma ha avanzato una richiesta di condanna a quattro anni di reclusione per Francesco Paccone, l’autista 69enne coinvolto nell’incidente mortale di Caterina Pangrazi, una studentessa di Giurisprudenza di 22 anni, avvenuto nel 2018. L’accusa principale è quella di omicidio stradale, contestata a seguito di un tragico investito avvenuto nel centralissimo Corso Vittorio Emanuele II. Ricostruire i dettagli di questo episodio è fondamentale per comprendere le responsabilità in gioco e le potenziali conseguenze legali.
La dinamica dell’incidente mortale
L’incidente si è verificato il 19 luglio 2018, alle 19:05, quando Caterina Pangrazi stava per attraversare Corso Vittorio Emanuele II, nei pressi del civico 243. La studentessa, in attesa del semaforo verde per i pedoni, si stava dirigendo verso casa da via dei Filippini a via Cellini. Non appena il semaforo le ha dato il via libera, ha tentato di attraversare, ma è stata colpita da un pullman turistico guidato da Paccone. La violenza dell’impatto da parte del veicolo le è stata fatale, e purtroppo Caterina è deceduta sul colpo, cadendo all’indietro sul marciapiede.
Dalla ricostruzione dei fatti, emerge che Paccone stava operando il pullman a una velocità di circa 16 chilometri orari, un limite consentito, ma il pm Sottoscritto ha sottolineato che la velocità risultava comunque inadeguata data la presenza di pedoni e il contesto di folla tipico dell’orario e della stagione estiva. Risulta quindi evidente che l’accelerazione non ha permesso all’autista di percepire il cambio del semaforo e la presenza di Caterina sulle strisce pedonali, evidenziando una possibile mancanza di attenzione.
Le violazioni del codice della strada
La Procura non ha esitato a elencare una lunga serie di violazioni del codice della strada a carico di Paccone. Tra queste, la mancata fermata del pullman alle strisce pedonali, dove Caterina si trovava apparentemente in procinto di attraversare. Inoltre, la situazione semaforica che indicava giallo, seguito da rosso, avrebbe dovuto indurre l’autista a fermare il veicolo, invece di proseguire il suo tragitto.
Queste contestazioni sono rilevanti e pongono interrogativi sulla condotta di Paccone quel giorno. È significativo sottolineare che, secondo l’accusa, un’automobile a velocità ridotta avrebbe visto il cambiamento del semaforo e la presenza di una pedone. Le dichiarazioni del pm chiariscono come anche il rispetto del limite di velocità non giustifichi la mancanza di precauzione in un’area affollata.
La difesa dell’autista e le reazioni della famiglia della vittima
L’avvocato difensore di Paccone, Carlo Bonzano, ha commentato la richiesta della Procura, definendola “francamente non in linea con i fatti”. Ha descritto l’incidente come una drammatica fatalità, sostenendo che la valutazione del Tribunale potrà portare a una riflessione più equilibrata su tutte le circostanze del caso. Bonzano ha insistito sul fatto che, pur riconoscendo l’impatto tragico della situazione, è necessario contestualizzare e approfondire i fatti per comprendere appieno cosa sia accaduto.
Parallelamente, la famiglia di Caterina ha cercato di onorare la memoria della giovane studentessa attivando borse di studio in Giurisprudenza a suo nome, nella speranza che gli studenti possano proseguire i loro sogni in un ambito che era tanto caro alla studentessa. Le iniziative familiari sono un modo per mantenere vivo il ricordo di Caterina e sostenere nuove generazioni nel loro percorso di studi.
Ultimo aggiornamento il 11 Gennaio 2025 da Sara Gatti