Un’importante operazione condotta dalle forze dell’ordine ha portato all’arresto di due uomini accusati di usura e estorsione a Napoli. I carabinieri della Compagnia di Casal di Principe, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno smascherato una pratica usuraia ad alto interesse, considerata fra i tanti aspetti multifaccettati delle attività malavitose del clan dei Casalesi. L’inchiesta ha rivelato dettagli inquietanti sull’entità delle somme richieste e sulle minacce diffuse per garantire il recupero dei debiti.
Dettagli degli arresti e accuse
I due indagati, Raffaele Catalano, 57 anni, e Raffaele Visconti, 50 anni, sono stati arrestati sulla base di ordini emessi dal giudice per le indagini preliminari. I loro reati fanno parte di un’inchiesta più ampia che ha avuto inizio con l’arresto di Raffaele Della Volpe, un membro di spicco del clan dei Casalesi, il cui legame familiare con Catalano ha complicato ulteriormente la faccenda. Le indagini hanno rivelato che i due arrestati applicavano tassi d’interesse usurai che oscillavano tra il 25 e il 40%, un dato allarmante che solleva interrogativi sulle dinamiche di sfruttamento verso le persone vulnerabili.
Un caso emblematico emergente è quello in cui un prestito di soli 500 euro avrebbe portato a un guadagno totale di ben 14mila euro. Questo dimostra l’elevato livello di sfruttamento che i due operavano nei confronti di soggetti già in difficoltà economica. Le accuse gravano sui due uomini anche per aver sfruttato la loro connessione con Della Volpe per esercitare un controllo e una paura sul territorio.
Le vittime e le modalità operative
Le indagini hanno messo in luce come le vittime principali di questa attività usuraia fossero imprenditori e persone in situazioni di grave disagio economico. Spesso, questi soggetti si trovavano nella condizione disperata di dover affrontare spese quotidiane e si rivolgevano a Catalano e Visconti in cerca di aiuto. Tuttavia, il “prestito” si trasformava ben presto in un incubo, dato il pesante onere delle rate e l’immediata pressione esercitata dai due aguzzini.
Quando le vittime non riuscivano a effettuare i pagamenti, gli indagati non esitavano a utilizzare la violenza. Minacce di morte e intimidazioni erano la norma per garantire il rispetto degli accordi presi. Molti degli imprenditori coinvolti si sono sentiti costretti a denunciare le aggressioni e le pressioni subite. Durante le indagini, alcuni di loro sono riusciti a collaborare con i carabinieri, rivelando le terribili esperienze vissute.
Rivelazioni dalle indagini e materiali incriminanti
Le operazioni di intercettazione svolte dalla polizia hanno fornito prove cruciali riguardo l’estensione dell’attività di usura. È emerso che Visconti e Catalano non agivano da soli: la compagna di Visconti, anch’essa indagata, era parte integrante del sistema usuraio. Le indagini hanno portato al rinvenimento di un libro mastro, un documento chiave che registrava entrate e uscite di denaro, confermando la natura illecita delle loro transazioni finanziarie.
L’azione delle autorità ha rappresentato un punto di svolta nel tentativo di invertire la rotta di una cultura dell’usura che affligge molte persone fragili. La scoperta di tassi d’interesse così elevati e metodi coercitivi così spietati evidenzia la necessità di un intervento costante e sistematico contro le organizzazioni criminali operanti nel territorio.
Questa operazione dimostra quanto sia cruciale la collaborazione tra le forze dell’ordine e la comunità per smascherare reti di sfruttamento che impoveriscono ulteriormente le persone in difficoltà.
Ultimo aggiornamento il 16 Gennaio 2025 da Sara Gatti