Operazione Art Sharing: 32 indagati per traffico illecito di reperti archeologici in Italia

Operazione Art Sharing: 32 indagati per traffico illecito di reperti archeologici in Italia

Operazione dei Carabinieri di Bari smantella un’organizzazione dedita alla ricettazione e all’esportazione illecita di reperti archeologici, con 32 indagati e oltre 300 oggetti recuperati.
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Operazione Art Sharing: 32 indagati per traffico illecito di reperti archeologici in Italia - Gaeta.it

Un’importante operazione condotta dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari ha portato all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di quattro individui ritenuti coinvolti in un’organizzazione dedita alla ricettazione e all’esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici. Il blitz, avvenuto in diverse località della Puglia e del Lazio, è il risultato di un’inchiesta avviata nel 2020, nota come Art Sharing, con implicazioni che interessano un totale di 32 indagati.

L’inchiesta Art Sharing

L’operazione in oggetto si è sviluppata in seguito a un’indagine iniziata nel 2020, finalizzata a smantellare un presunto sodalizio criminoso attivo nello scavo clandestino e nel traffico illecito di beni culturali. I membri di questa organizzazione, identificati come tombaroli e trafugatori esperti, si sono appropriati di beni appartenenti al patrimonio culturale dello Stato. La Procura di Bari ha richiesto l’ordinanza cautelare, evidenziando l’importanza di fermare tali attività illegali che danneggiano il patrimonio storico e culturale del nostro paese.

Il gruppo operava in diverse province, con una particolare concentrazione in quelle di Bari, Bat e Foggia. Nonostante avesse radici locali, il sodalizio si estendeva anche al Lazio, all’Emilia Romagna, alla Repubblica di San Marino e internazionalmente in Belgio e Spagna, mostrando una rete operativa ben articolata. Questo dimostra come il traffico di reperti archeologici non sia solo un problema nazionale, ma che richieda un’attenzione internazionale per essere contrastato efficacemente.

La casa d’aste e il traffico di beni culturali

Una delle scoperte più rilevanti dell’inchiesta è stata la gestione del traffico di reperti archeologici attraverso un’attività commerciale camuffata da casa d’aste chiamata “Costa ‘s Gallery“, con sede ad Anversa, in Belgio. Questa struttura era riconducibile a due dei soggetti destinatari delle misure cautelari. Attraverso questa casa d’aste, i membri dell’organizzazione erano in grado di offrire in vendita beni rubati, in particolare provenienti da siti archeologici dell’Italia centro-meridionale.

Le vendite avvenivano non solo a gallerie e case d’asta locali, ma anche a clienti in vari paesi europei e americani, allargando la portata delle loro operazioni illecite. Questo caso svela l’esistenza di un mercato sordido alimentato dalla domanda internazionale di reperti storici, evidenziando quanto sia importante proteggere il patrimonio culturale non solo a livello nazionale, ma anche in un contesto globale.

I reperti recuperati

L’operazione ha portato al recupero di circa trecento oggetti di notevole valore storico e culturale. Tra questi, si segnalano vasi ceramici decorati, tra cui due Hydria a figure rosse e tre Kylix a vernice nera. Inoltre, le autorità hanno rinvenuto oltre duecento monete in argento e bronzo di epoche diverse, molte delle quali attestate come coniate dalle antiche zecche pugliesi.

Un altro oggetto di particolare rilevanza recuperato è un sarcofago di marmo risalente all’epoca romana imperiale, scovato in Belgio. Questo segnale di un traffico internazionale di reperti archeologici non solo dimostra l’ingegnosità del sodalizio criminale, ma evidenzia anche il valore inestimabile della storia italiana che viene sottratta illegalmente.

Le quindici sculture etrusche rinvenute in Spagna e ulteriori reperti ceramici risalenti al V-III secolo a.C. rappresentano un ulteriore tassello che sottolinea la complessità del fenomeno del traffico illecito di beni culturali. La salvaguardia di tali oggetti non è solo vitale per preservare la storia italiana, ma è anche decisiva per le future generazioni che dovranno confrontarsi con le testimonianze del nostro passato.

Le operazioni proseguono nell’intento di ampliare l’indagine e portare a galla ulteriori responsabilità e colpevoli coinvolti nel traffico di beni culturali.

Ultimo aggiornamento il 4 Dicembre 2024 da Elisabetta Cina

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