L’operazione ‘Break Even’ ha portato alla luce una rete criminale dedita a frodi e reati tributari nella provincia di Pescara. Più di 50 finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno eseguito un decreto del gip del Tribunale di Pescara, effettuando sequestri per un valore di 12 milioni di euro. Tra i crimini evidenziati vi sono l’emissione di fatture false, truffe ai danni dello Stato, e riciclaggio di denaro. Le indagini si sono concentrate su un’associazione a delinquere con legami con una famiglia di imprenditori della zona e un commercialista del Chietino.
Reati contestati e meccanismi fraudolenti
Il ventaglio dei reati identificati è ampio e complesso. Le autorità hanno messo in risalto l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. È emerso anche un uso illecito della manodopera, attraverso cui venivano assunti lavoratori da società che operavano solo temporaneamente, destinate a falle amministrative. Una parte significativa delle frodi riguarda i contributi pubblici legati all’emergenza da Covid-19. Questi fondi sono stati ottenuti attraverso pratiche di indebita percezione, un fatto particolarmente grave considerando il contesto di crisi.
L’associazione criminale ha messo in atto un sistema di pianificazione fiscale inadeguato, che ha visto ‘good companies’ utilizzare fatture emesse da cosiddette ‘società cartiere’. Queste ultime, prive di una struttura effettiva, fungevano solo da intermediari per ridurre il carico fiscale delle vere aziende. Quest’approccio mirava a raggiungere il break even point, ovvero un equilibrio fittizio tra spese e entrate per sfruttare al massimo le agevolazioni fiscali e ottenere i contributi d’emergenza.
La rete di collaborazioni e interessi economici
Al centro del sistema fraudolento c’è una famiglia di imprenditori locali che, assieme a un commercialista, ha coordinato le attività illecite. Le società legate a questa organizzazione, pur mantenendo una facciata di legittimità, erano in realtà gestite in modo da facilitare la frode. Attraverso rapporti di committenza con altri enti legati all’associazione, questi imprenditori riuscivano a mantenere il controllo operativo riducendo al minimo il carico fiscale.
Le manovre si sono rivelate stratificate, mostrando una rete in grado di sfruttare le debolezze di un sistema normativo in evoluzione, particolarmente vulnerabile durante periodi di emergenza come quello causato dalla pandemia. Un’operatività di questo tipo non solo danneggia l’economia locale, ma priva anche lo Stato di risorse vitali necessarie per mantenere servizi e supportare altre imprese in difficoltà.
Conseguenze e sviluppi futuri
Le conseguenze per l’associazione sono attualmente nel bel mezzo di un’inchiesta più ampia. Se il sistema di frodi descritto verrà dimostrato, è possibile che i responsabili affrontino severe sanzioni, sia penali che pecuniarie. La lotta contro la criminalità economica, in particolare in un periodo di crisi come quello attuale, è cruciale per garantire un mercato equo e sostenibile.
Le operazioni della Guardia di Finanza continuano a monitorare e perseguire attività simili in tutto il Paese. I sviluppi della situazione a Pescara potrebbero servire da monito per altre realtà che tentano di cavalcare l’onda dell’emergenza con pratiche illecite. Rimanere vigili è fondamentale per proteggere l’integrità del sistema economico e tributario, e per rimettere risorse in circolo per chi ne ha realmente bisogno.
Ultimo aggiornamento il 26 Novembre 2024 da Sofia Greco