Un’operazione mattutina dei carabinieri ha portato all’arresto di nove individui ad Arghillà, un quartiere a nord di Reggio Calabria, smantellando una rete di “armieri” al servizio di organizzazioni criminali locali. L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica sotto la direzione del Procuratore Giuseppe Lombardo, ha svelato un intricato traffico di armi che dall’estate del 2024 fino all’inizio di marzo 2025 ha coinvolto diversi membri della comunità rom nella zona.
I dettagli dell’arresto e del blitz
L’operazione si è svolta all’alba, quando i carabinieri hanno fatto scattare il blitz disposto dal giudice per le indagini preliminari Claudio Treglia, dopo aver raccolto prove sufficienti a giustificare le misure cautelari richieste dalla procura locale, in particolare dalla pm Chiara Greco. Gli arrestati, di età compresa tra i 22 e i 46 anni, comprendono nomi noti nella comunità locale per il loro coinvolgimento in attività criminali legate al traffico di armi e all’illegalità.
Tra i colpiti, figurano Cosimo Bevilacqua di 41 anni e Massimo Bevilacqua, soprannominato “u riggitanu”, di 46 anni. Questi individui avevano un’importante funzione nella gestione e nel rifornimento di armamenti, creando un sistema che consentiva loro di muoversi agilmente nel panorama criminale dell’area. Gli arresti hanno evidenziato la presenza di una rete solidamente ancorata che non solo si occupava di procurare armi, ma anche di portarli da un punto all’altro in modo da sfuggire ai controlli.
La rete di approvvigionamento e distribuzione
Le indagini hanno rivelato che il gruppo aveva sviluppato una logistica ben strutturata per gestire il traffico di armi. Le armi si trovavano custodite in residenze private, magazzini e persino edifici abbandonati, permettendo così una rapida movimentazione. Grazie a collegamenti con altre organizzazioni malavitose, gli arrestati riuscivano a procurarsi armamenti di vario tipo ed erano in grado di organizzare spostamenti per eludere l’attenzione delle forze dell’ordine.
Oltre alla gestione delle armi, l’inchiesta ha fatto emergere collegamenti tra il traffico di armi e attività correlate come estorsioni e regolamenti di conti. Vi sono stati dei casi documentati in cui colpi di arma da fuoco sono stati effettuati in spazi pubblici, generando una situazione di terrore tra i residenti di Arghillà. Gesti controllati e atti violenti dimostrano quanto il contesto fosse carico di tensioni, alimentate dalla disponibilità immediata di armi.
Le conseguenze e il sequestro degli armamenti
Nel corso delle indagini, sono state sequestrate decine di armi, tra cui fucili e pistole, oltre a munizioni per armi automatiche e da guerra. Non solo questo, ma sono stati trovati panetti di tritolo e componenti per la realizzazione di ordigni esplosivi telecomandati, segno di un’operatività criminale ben oltre il traffico di armi convenzionali. Il ritrovamento di questi materiali indica un livello di pericolosità elevato all’interno del quartiere di Arghillà.
Tanti gli interrogativi sollevati dalla comunità locale riguardo le misure di sicurezza e i controlli delle forze dell’ordine. La preoccupazione è palpabile, e il fatto che un gruppo così ampio e organizzato d’armatori abbia operato così a lungo impone un’attenzione rinnovata nelle politiche di prevenzione e repressione della criminalità in questa parte della Calabria. I cittadini attendono chiarimenti e un intervento efficace che possa ridurre la paura e ripristinare un clima di sicurezza sociale.