L’attività investigativa dei Carabinieri di Cercola, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha portato a importanti risultati nel contrasto al traffico di sostanze stupefacenti in Campania. L’operazione ha portato all’emissione di dieci misure cautelari, cinque delle quali consistono in arresti in carcere, mentre le altre riguardano divieti di dimora e obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Al centro delle indagini è emerso un caso complesso legato alle infiltrazioni della criminalità organizzata nella zona.
Il coinvolgimento dei clan
L’indagine ha messo in luce il legame tra un uomo, che ha avuto problemi di indebitamento con tre potenti clan della regione: il clan Mazzarella, il clan De Micco e il clan Di Lauro. Tale coinvolgimento ha reso la sua situazione estremamente pericolosa, portandolo a un punto di rottura. Quando è scomparso, i clan non hanno esitato a sequestrare il figlio della compagna dell’uomo e anche una sua collaboratrice, costringendola a subire minacce per ottenere informazioni sulla sua posizione. Un clima di paura che ha costretto l’uomo a cercare rifugio, fino a quando ha deciso di consegnarsi ai carabinieri.
L’atto di resa e la confessione
Presentatosi ai carabinieri con 13 grammi di cocaina, l’uomo ha espressamente richiesto di essere arrestato, rivelando di temere per la propria vita per possibili agguati alla sua persona, in particolare da parte dei clan De Micco e Mazzarella. Ha dichiarato di aver accumulato debiti per oltre 200mila euro e di occuparsi dell’approvvigionamento della cocaina destinata allo spaccio tra Mondragone e Benevento. Durante la confessione, ha anche dettagliato le potenzialità economiche della droga presentata, descrivendola come pura al 98% e spiegando come ogni dose potesse essere venduta per un valore totale di 780 euro.
Le minacce in carcere
Il rischio di avvelenamento subito in carcere aggiunge un ulteriore elemento di drammaticità alla vicenda. Secondo quanto riportato, dopo un trasferimento da un padiglione all’altro, avrebbe subito un tentativo di avvelenamento, risultando vittima di una manovra misteriosa in cui qualcuno si era intrufolato nella sua cella per versare candeggina nella sua bottiglia d’acqua. Questa esperienza ha chiaramente messo in evidenza i livelli estremi di violenza e intimidazione presenti nel contesto carcerario per chi è coinvolto con la criminalità organizzata.
Il dilema del collaboratore di giustizia
Nonostante le sue dichiarazioni iniziali, nel corso della sua detenzione, l’uomo ha riacquistato una certa cautela. Nell’aprile 2023, ha ritrattato la sua intenzione di diventare collaboratore di giustizia, dichiarando che la sua famiglia non lo avrebbe sostenuto nel suo percorso di cooperazione con le autorità . Questo ripensamento ha messo in evidenza la complessità e la precarietà della situazione per chi vive nel timore costante di ritorsioni da parte della criminalità .
La situazione evidenziata dalle indagini sottolinea non solo l’intreccio tra droga e violenza, ma anche le dinamiche di paura e potere che caratterizzano la vita quotidiana di chi si trova coinvolto nel traffico di sostanze stupefacenti in queste aree.