Le recenti indagini coordinate dalla Struttura di prevenzione del Viminale, sotto la direzione del prefetto Paolo Canaparo, hanno portato a un importante colpo contro la criminalità organizzata, con 22 arresti tra Calabria, Lombardia e Toscana. Gli accertamenti sono stati svolti in collaborazione con la Direzione investigativa antimafia, diretta dal generale Michele Carbone, e con la Prefettura di Verona, guidata dal prefetto Demetrio Martino. Le prove raccolte suggeriscono un coinvolgimento significativo della ‘ndrangheta nel tessuto economico delle regioni interessate.
Le anomalie delle società coinvolte
Al centro dell’indagine vi sono due società veronesi che hanno richiesto l’iscrizione all’Anagrafe. Fin dall’inizio, sono emersi elementi sospetti che hanno messo in luce il loro legame. Una delle imprese è stata interdetta a causa di anomalie nell’organizzazione operativa. I dettagli indicano che la sede legale e il domicilio fiscale della società si trovavano all’interno di locali affittati insieme ad un’altra ditta, già riconosciuta come controllata da esponenti di clan della ‘ndrangheta.
Questo legame ha attirato l’attenzione degli investigatori, in quanto l’amministratore della società interdetta, pur non avendo precedenti penali, risultava collaboratore di quest’ultima impresa. A complicare ulteriormente la situazione, i lavoratori assunti dalla società interdetta erano legati, attraverso relazioni personali, alla ‘ndrina degli Arena, noti per il loro operato nel campo delle attività illecite. Anche la seconda società sotto osservazione presenta sospetti simili: alcuni dei dipendenti erano stati condannati per reati connessi al traffico di droga, segnalando una preoccupante connessione tra ambito aziendale e attività criminali.
La Struttura ha evidenziato che il settore dell’edilizia è particolarmente vulnerabile alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In risposta a questa emergenza, il prefetto Canaparo ha avviato un monitoraggio sistematico del mercato edile, per individuare fattori di rischio e mappare le aree più suscettibili all’influenza mafiosa. Questo lavoro sarà sostenuto dall’Ufficio analisi interforze, diretto dal funzionario della polizia di Stato Francesco Rattà, che ha il compito di coordinare gli sforzi investigativi e mettere in atto strategie preventive.
La rete criminale tra Veneto e Lombardia
Un aspetto di particolare rilievo emerso dalle indagini è la vastità della rete di società legate agli Arena, che si estende oltre i confini della Calabria. Le operazioni hanno messo in evidenza come la criminalità organizzata, attraverso società registrate a nome di prestanome, eserciti un’influenza notevole anche in Lombardia. Questo non solo suggerisce una solidità del sodalizio mafioso, ma indica anche una strategia di espansione geografica premeditata e ben organizzata.
Con l’analisi dettagliata delle transazioni economiche e dei flussi di denaro, gli investigatori stanno cercando di risalire all’intero sistema di relazioni tra le aziende coinvolte. Non si tratta semplicemente di attività economiche abusive, ma di una vera e propria infiltration nel mercato legittimo, che minaccia il corretto funzionamento dell’economia locale. Questo approccio investigativo mirato non solo intende frenare le operazioni delle organizzazioni criminali, ma anche proteggere il lavoro onesto degli imprenditori.