Operazione contro la 'ndrangheta: dieci arresti in Calabria, coinvolti anche i boss detenuti

Operazione contro la ‘ndrangheta: dieci arresti in Calabria, coinvolti anche i boss detenuti

Operazione contro la cosca ‘ndranghetista La Rosa di Tropea: dieci arresti e perquisizioni in diverse città italiane, rivelano dinamiche di estorsione e resilienza mafiosa nonostante le detenzioni.
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Operazione contro la 'ndrangheta: dieci arresti in Calabria, coinvolti anche i boss detenuti - Gaeta.it

Nella mattinata di mercoledì 25 ottobre 2025, i finanzieri dei Comandi provinciali di Vibo Valentia e Catanzaro, in collaborazione con il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma, hanno eseguito un’operazione mirata contro la cosca di ‘ndrangheta La Rosa di Tropea, portando all’arresto di dieci persone. L’indagine, condotta su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha visto sette indagati finire in carcere e tre ai domiciliari. Le accuse contro di loro comprendono associazione mafiosa, estorsione aggravata, accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte di detenuti e trasferimento fraudolento di beni.

I dettagli dell’operazione e le perquisizioni

Oltre agli arresti, l’operazione ha incluso un’importante serie di perquisizioni. Gli agenti della Guardia di finanza hanno fatto visita non solo ai luoghi di residenza degli arrestati, ma anche a quelli di ulteriori indagati in diverse città italiane. I controlli si sono estesi a Prato, Terni, Secondigliano, Lamezia Terme, Vibo Valentia e diverse località limitrofe come Tropea, Spilinga, Ricadi e Zaccanopoli. Queste azioni sono state programmate per raccogliere ulteriori prove e attestare la portata dell’attività criminale in cui erano coinvolti gli indagati.

Quest’operazione si inserisce in una serie di interventi da parte delle forze dell’ordine calabresi nel tentativo di smantellare le reti mafiose radicate sul territorio. Un aspetto chiave di questa inchiesta è stato il mantenimento dei contatti da parte dei capi della cosca, nonostante le loro detenzioni, grazie all’uso di cellulari e schede SIM intestate a extracomunitari, fatti arrivare illegalmente in carcere. Questo metodo ha consentito ai boss di continuare a gestire gli affari del clan, evidenziando la complessità e la resilienza delle reti mafiose operanti in Calabria.

Le dinamiche di estorsione e il ruolo delle donne

Le indagini hanno rivelato un’ampia dinamica di estorsioni ai danni di commercianti locali, i quali, per “proteggere” i loro affari, avrebbero fornito sostegno materiale ai membri del clan rimasti in libertà. Questo aiuto comprendeva non solo beni di prima necessità, ma anche il pagamento degli avvocati per i detenuti. In particolare, sono emerse prove sul coinvolgimento di alcune donne, ritenute vicine alla cosca, che avrebbero gestito le finanze del gruppo. Queste figure avrebbero riscosso le estorsioni e mantenuto i contatti tra il carcere e l’esterno, occupandosi di ricariche telefoniche e trasmettendo messaggi necessari a mantenere attiva l’organizzazione.

Un episodio significativo è stato ricostruito dalle intercettazioni telefoniche, in cui è stata documentata un’estorsione perpetrata durante il periodo della pandemia da Covid-19. Inoltre, è emersa la pratica di trasferimenti fraudolenti di beni immobili in modo da eludere le eventuali azioni di sequestro da parte delle autorità giudiziarie. Questi dettagli offrono uno spaccato chiaro sulle modalità di operare delle cosche mafiose, sempre pronte ad adattarsi alle circostanze, e mettono in luce l’importante lavoro delle forze dell’ordine nella lotta contro la criminalità organizzata in Calabria.

Prossimi sviluppi e conferenza stampa

Alle 11:00 di oggi si terrà una conferenza stampa presso la Procura, alla presenza del procuratore capo Salvatore Curcio, per fornire ulteriori dettagli sull’operazione e sulle indagini in corso. Gli sviluppi di questa operazione rappresentano un ulteriore passo avanti nella lunga battaglia condotta dalle autorità contro la ‘ndrangheta. L’attenzione rimane alta su come continuerà a evolversi la situazione, con specifico riferimento ai meccanismi di coordinamento e supporto all’interno delle organizzazioni mafiose, anche quando i loro membri sono in carcere.

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