La Polizia di Stato e la DIGOS di Torino hanno portato a termine una significativa operazione all’alba, culminata nell’esecuzione di dodici misure cautelari nei confronti di attivisti anarchici. Gli indagati sono accusati di aver preso parte a un violento attacco contro una volante della polizia avvenuto il 28 febbraio scorso, nei pressi della questura di Torino. Le gravi accuse comprendono resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, violenza privata e danneggiamento, riflettendo la crescente tensione tra forze dell’ordine e gruppi attivisti.
Il contesto dell’attacco alla volante
Le circostanze dell’aggressione
L’incidente che ha scatenato le indagini risale a una giornata in cui la polizia stava trasferendo un cittadino marocchino di 31 anni, irregolare nel territorio italiano, al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Milano. L’uomo, già noto per i suoi precedenti penali, tra cui una condanna per violenza sessuale di gruppo, era stato bloccato dopo che era stato visto mentre scriveva frasi contro le forze dell’ordine. Un gruppo di circa dieci attivisti anarchici si era radunato attorno alla volante, tentando di liberarlo con calci e pugni, nel mentre cercavano di forzare le portiere del veicolo.
Le conseguenze immediate e la reazione del gruppo
Dopo il tentativo di liberazione, il gruppo ha proseguito in corteo attraverso le vie del centro di Torino, causando non solo blocchi stradali ma danneggiando anche diverse automobili in transito. Questo attacco ha evidenziato non solo la volontà di questi gruppi di contestare le pratiche di espulsione degli irregolari, ma anche l’organizzazione e la determinazione con cui operano. Le forze dell’ordine hanno subito registrato questi eventi come una delle manifestazioni di disordini in crescita nel capoluogo piemontese.
L’attività investigativa della DIGOS
Le indagini post-assalto
A seguito dell’assalto, la DIGOS di Torino, sotto la direzione di Carlo Ambra, ha avviato un’indagine mirata che ha portato all’identificazione di quindici persone coinvolte negli eventi del 28 febbraio. Molti degli indagati erano già noti alla polizia per le loro attività in ambito anarco-insurrezionalista. Le indagini si sono avvalse di video registrazioni scattate durante gli scontri, che hanno fornito prove solide per l’identificazione degli aggressori.
Esplorando il centro sociale Ex Lavatoio
All’interno delle indagini, è emerso che il centro sociale Ex Lavatoio di corso Benedetto Brin 21, sgomberato nel mese di luglio, era utilizzato come una sorta di base logistica per il gruppo. Questa scoperta ha evidenziato il modo in cui le reti di supporto informali operano in città, fungendo da rifugio e base per la pianificazione di questo tipo di azioni. La DIGOS continua a monitorare attentamente queste strutture, ritenute centri di aggregazione per attivisti anarchici.
Dichiarazioni e reazioni a livello politico
Le parole del vicepresidente Chiorino
Elena Chiorino, vicepresidente della Regione Piemonte, ha rilasciato una nota ufficiale commentando l’operazione. Ha sottolineato l’importanza dell’azione delle forze dell’ordine nel contrasto all’illegalità, affermando che “lo Stato emerge sempre vincitore”. La Chiorino ha espresso la sua soddisfazione per le misure cautelari eseguite e ha ribadito che “non c’è spazio in Italia per comportamenti delinquenziali”. La sua posizione riflette una linea politica di forte sostegno alle forze dell’ordine e a un approccio di tolleranza zero verso l’illegalità.
La rivendicazione da parte degli anarchici
Contemporaneamente, alcuni gruppi anarchici hanno rivendicato le loro azioni mediante comunicati sui loro canali online. L’argomentazione principale sembrerebbe quella di voler mettere in evidenza la criticità del sistema delle espulsioni, sostenendo che il loro obiettivo era dimostrare come queste possano essere interrotte. Hanno descritto l’azione come un atto di resistenza contro ciò che percepiscono come “una brutale ingiustizia sociale”.
Il monitoraggio continuo degli anarchici
Attività recenti e tentativi di liberazione
Il tentativo di liberazione del marocchino non è stato un episodio isolato. Infatti, il 20 marzo, un altro gruppo di attivisti è riuscito a eludere i controlli di sicurezza all’aeroporto di Malpensa, tentando di raggiungere un aereo diretto a Casablanca, nel tentativo di impedire l’espulsione dell’uomo. Tuttavia, la loro azione è stata vanificata, poiché il 31enne era già stato rimpatriato in Marocco.
Un panorama in evoluzione
Le attività di vigile osservazione da parte della DIGOS rientrano in un contesto più ampio di crescente attenzione verso questi gruppi, considerati tra i più violenti e oltranzisti all’interno del panorama anarchico italiano. Le forze dell’ordine si preparano a mantenere alta la guardia per prevenire futuri atti di violenza e per garantire la sicurezza pubblica in una situazione già complessa.
Ultimo aggiornamento il 10 Settembre 2024 da Armando Proietti