Operazione “Factotum”: sei arresti a Torino per mafia, estorsioni e traffico d’armi

L’operazione “Factotum” della Guardia di Finanza di Torino ha portato all’arresto di sei persone legate alla ‘ndrangheta, rivelando un profondo intreccio mafioso nel Nord Italia e gravi reati associati.
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Operazione "Factotum": sei arresti a Torino per mafia, estorsioni e traffico d'armi - Gaeta.it

Un’inchiesta condotta dalla guardia di finanza di Torino ha portato all’arresto di sei persone accusate di gravi reati legati all’attività mafiosa. L’operazione “Factotum” ha svelato un intreccio criminale profondamente radicato nell’area di Carmagnola, mostrando come la ‘ndrangheta abbia esteso il proprio raggio d’azione anche nel Nord Italia. Le accuse vanno dall’associazione mafiosa alla ricettazione, passando per estorsione aggravata e detenzione illegale di armi. La complessità dell’operazione è stata sottolineata dal supporto fornito dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, evidenziando la serietà della situazione riscontrata.

Il contesto dell’operazione “Factotum”

La “Factotum” si inserisce nel quadro di una sempre più attenta vigilanza da parte delle autorità italiane nei confronti della criminalità organizzata, in particolare della ‘ndrangheta, che ha dimostrato la propria capacità di infiltrarsi in vari settori economici e sociali anche al di fuori della Calabria. Negli ultimi anni, varie indagini, come quelle denominate “Carminius” e “Fenice”, hanno fatto emergere come i clan di Vibo Valentia siano attivi nel Torinese, impiegando metodi intimidatori per controllare il mercato e intimidire gli imprenditori locali. In questo contesto, gli arresti effettuati rappresentano un significante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata, rivelando una rete complessa di collusioni che tirano in ballo non solo uomini d’affari, ma anche figure legate al mondo sindacale.

Le indagini, avviate grazie a intercettazioni e pedinamenti, hanno allertato le forze dell’ordine su un sistema di “protezione” che operava a Carmagnola, dove gli imprenditori venivano estorti per ottenere un falso senso di sicurezza. Questa persistenza di attività illecite mostra quanto sia profondo il legame tra criminalità e settori vitali come quello edile, dove le dinamiche di controllo possono influenzare sia l’economia locale che la vita quotidiana dei lavoratori.

Figure chiave e reati contestati

Al centro dell’inchiesta vi è un uomo già noto alle autorità per la sua implicazione nell’operazione “Minotauro”, che nel 2019 aveva rivelato l’infiltrazione della ‘ndrangheta in Piemonte. Questi legami non si limitano al vertice della mafia calabrese, ma includono anche sindacalisti e imprenditori di spicco che, secondo le indagini, svolgevano un ruolo attivo nel mantenere in vita questo sodalizio criminale. La rete mafiosa non solo abusava delle sue connessioni per esercitare pressioni su chi operava nel tessuto economico locale, ma si dimostrava anche capace di orchestrare operazioni ben oltre i confini dei singoli comuni.

Tra i reati di maggior rilevanza c’è la detenzione illegale di armi, attuata per garantire la protezione e il controllo del territorio. L’attività di estorsione si manifestava attraverso la richiesta di tangenti che alimentavano un circolo vizioso di corruzione e illegalità. Gli arrestati, oltre a far parte di questa associazione, si sono dimostrati anche abilissimi nell’ingerenza nei rapporti tra sindacati, operai e cassa edile, istituzioni cruciali nel panorama lavorativo.

Uno degli arrestati risultava coinvolto in operazioni di depistaggio degli inquirenti, attraverso la creazione di falsi testimoni e comunicazioni interne al gruppo mafioso. Questo mette in luce come non solo l’attività economica ma anche il sistema giudiziario fosse oggetto di attacchi sistematici da parte di questo sodalizio criminale.

L’impatto e le conseguenze delle indagini

Le indagini della “Factotum” non solo rappresentano un colpo contro la mafia, ma sottolineano anche le complesse interazioni tra criminalità, economia e politica, fattori che alimentano una spirale di illegalità difficile da spezzare. L’indagine ha rivelato un quadro inquietante: imprenditori temevano di denunciare le estorsioni per paura di ritorsioni da parte della mafia, creando un clima di omertà che ha facilitato il proliferare di questi sodalizi.

Il coinvolgimento di un ex militante di un movimento politico degli anni Ottanta tra gli arrestati aggiunge un ulteriore strato di complessità alla questione. Francesco D’Onofrio, pur negando continuamente collegamenti con la criminalità organizzata, è stato descritto dai pentiti come un personaggio chiave nella rete mafiosa piemontese. Le accuse contro di lui, tra cui associazione mafiosa e estorsione, insieme al suo presunto coinvolgimento in delitti di sangue come l’omicidio del magistrato Bruno Caccia, rispecchiano le conseguenze delle operazioni contro le mafie nel lungo periodo e la necessità di un approccio integrativo da parte delle istituzioni.

Pertanto, la “Factotum” non è solo un’operazione di polizia, ma un campanello d’allarme sulla necessità di monitorare e combattere in modo efficace la criminalità organizzata, che continua a minacciare la stabilità economica e sociale dell’area. Questi arresti possono rappresentare un passo significativo nella lotta contro la mafia, alimentando la speranza di una maggiore integrità e giustizia non solo per Torino, ma per l’intera nazione italiana.

Ultimo aggiornamento il 24 Settembre 2024 da Sara Gatti

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