Operazione "No Name": smantellata una rete di riciclaggio e frodi fiscali con sede nelle Marche

Operazione “No Name”: smantellata una rete di riciclaggio e frodi fiscali con sede nelle Marche

L’operazione “No Name” ha smascherato un sofisticato sistema di riciclaggio e frodi fiscali, portando a 7 arresti e al sequestro di beni per 116 milioni di euro in Italia.
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Operazione "No Name": smantellata una rete di riciclaggio e frodi fiscali con sede nelle Marche - Gaeta.it

Un’importante operazione di polizia economica ha rivelato un sofisticato sistema di riciclaggio di denaro illecito che alimentava attività commerciali in Italia e all’estero. L’operazione “No Name”, condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Ancona in collaborazione con l’European Public Prosecutor’s Office , ha portato alla luce una rete di associazioni criminose dedite a frodi fiscali internazionali e al riciclaggio. Questi eventi hanno avuto un impatto significativo su diverse regioni italiane e un sequestro di beni per un valore complessivo di 116 milioni di euro.

La rete di riciclaggio di denaro illecito

Il meccanismo alla base dell’operazione “No Name” era una vera e propria “mega-lavatrice” di denaro di provenienza illecita. I fondi illeciti provenivano principalmente da frodi effettuate attraverso una banca abusiva gestita da cittadini cinesi, attiva in tre località marchigiane, tra cui agenzie di viaggio e attività commerciali. Questa banca, attraverso operazioni clandestine, permetteva il trasferimento di denaro senza rispettare le norme previste dalla legislazione italiana ed europea, senza alcun tipo di controllo.

Le transazioni si muovevano attraverso complessi meccanismi di bonifici effettuati su conti virtuali, basati su fatture false. In alcuni casi, il denaro veniva investito in attività legittime, come ristoranti e immobili, ma il suo originario percorso rimaneva elusivo. Gli investigatori hanno infatti scoperto che le somme di denaro recuperato venivano reinvestite in varie attività, che spaziavano dall’acquisto di auto di lusso a investimenti nel settore immobiliare, passando per diverse attività di ristorazione.

Le cifre della frode: milioni di euro non tassati

Le indagini hanno rivelato un’operazione di frodi fiscali che ha portato a circa 500 milioni di euro sottratti a tassazione nel solo periodo di attività dell’associazione. In totale, si stima che siano stati effettuati circa tre miliardi di euro di transazioni tramite la rete di banche clandestine. Le operazioni si basavano su una rete intricata di contatti e intermediari, tra i quali figuravano anche imprenditori italiani, che hanno facilitato il flusso di denaro illecitamente guadagnato.

Questa rete operava con un sistema di provvigioni: per ogni scambio di denaro, l’organizzazione percepiva una percentuale. In questo modo, non solo i membri dell’associazione beneficiavano illegittimamente delle entrate, ma anche diversi imprenditori che, nascondendo la loro liquidità, riuscivano a eludere le tasse. L’intera operazione rimaneva così sotto traccia per lungo tempo, dando modo all’organizzazione di espandere la propria influenza commerciale.

Le misure cautelari e le operazioni di sequestro

L’operazione ha portato all’arresto di sette persone: due di queste sono state portate in carcere, mentre cinque sono state poste ai domiciliari, tra cui un cittadino italiano. Sono state inoltre designate quattro persone con obbligo di firma alla polizia giudiziaria. Le indagini hanno dato vita a un totale di 44 indagati e 33 destinatari di provvedimenti di sequestro in diverse province italiane, estendendosi oltre le Marche, raggiungendo ristoranti, immobili e altre attività commerciali.

Il sequestro di beni ha incluso nove immobili, una cittadella commerciale situata a Civitanova Marche, conti correnti bancari, auto di lusso comprese due Porsche, e una serie di ristoranti cinesi dislocati in varie città dell’Italia centrale. Gli arresti e i sequestri sono stati descritti come un’importante vittoria nella lotta contro l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro.

Le strategie investigativa: un lavoro di squadra

Il successo dell’operazione “No Name” è attribuibile a un minuzioso lavoro investigativo condotto dai militari della Guardia di Finanza. Le indagini hanno richiesto importanti risorse, incluse l’assistenza di interpreti cinesi e l’analisi di comunicazioni elettroniche tramite chat. Gli investigatori hanno inizialmente focalizzato la loro attenzione su attività commerciali che apparivano come “aprire e chiudere”, ossia aziende create per operare temporaneamente e scomparire subito dopo aver incassato profitti.

L’analisi delle operazioni di importazione di merce, principalmente abbigliamento e accessori, ha rivelato come l’organizzazione utilizzasse un procedimento complesso di triangolazioni commerciali, falsificando documenti e fatture per evadere IVA e altri dazi doganali. Questa rete di frodi ha permesso loro di massimizzare i profitti e reinvestire i proventi in attività legittime, rendendo la cattura di questi flussi di denaro illecito ancora più difficile.

L’operazione “No Name” rappresenta una tappa significativa nella lotta contro le frodi fiscali e il riciclaggio di denaro in Italia, dimostrando l’impegno delle autorità nel perseguire i gruppi organizzati che eludono il sistema fiscale e minacciano l’equità economica.

  • Marco Mintillo

    Marco Mintillo è un giornalista e blogger specializzato in cronaca e attualità, con una passione per i viaggi. Collabora regolarmente con Gaeta.it, un sito di riferimento per notizie e approfondimenti sulla città di Gaeta e oltre. Qui, Marco pubblica articoli che spaziano dall'analisi di eventi locali a questioni di rilievo internazionale, offrendo sempre una prospettiva fresca e dettagliata. La sua abilità nel raccontare i fatti attraverso la lente del viaggiatore gli ha guadagnato una fedele base di lettori che apprezzano la sua capacità di legare la cronaca mondiale alle storie del territorio.

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