I carabinieri del Ros, in collaborazione con il comando provinciale di Reggio Emilia, hanno condotto un’importante operazione contro la criminalità organizzata, portando a sei arresti nelle province di Reggio Emilia e Mantova, oltre che al carcere di Voghera. L’operazione è stata avviata su ordine del Gip del tribunale di Bologna, grazie a una richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia . Gli indagati affrontano accuse di trasferimento fraudolento di valori e di elusione di provvedimenti di confisca patrimoniale, reati aggravati dalla loro presunta collaborazione con la ‘Ndrangheta attiva in Emilia-Romagna.
Le modalità dell’operazione
Il blitz, denominato ‘Sugar Beet’, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza cautelare, con un arresto immediato in carcere e cinque misure di arresti domiciliari. I soggetti coinvolti sono Cesare Muto, già in custodia cautelare a Voghera, e altri quattro, identificati come Marco Duconte, Rossella Lombardo, Rosetta Pagliuso e Benito Muto, tutti residenti tra Correggio e Gualtieri. Un sesto indagato, la cui identità è stata accertata, non è stato ancora rintracciato dalle autorità.
Il sequestro preventivo ha riguardato beni e quote di una società intestata a prestanome, con un valore stimato di circa 250.000 euro. Questa società, ufficialmente dedita ad attività di trasporti, era stata creata per facilitare l’ingresso del gruppo criminoso nel settore degli appalti pubblici. La scoperta della situazione è giunta da una segnalazione del consiglio nazionale del notariato, che aveva allertato le forze dell’ordine sulla presenza di un soggetto noto per i suoi precedenti penali, già coinvolto in indagini precedenti come ‘Grimilde’ e ‘Perseverance’.
Dettagli sulla società fittizia
Durante le indagini, i carabinieri hanno scoperto che la società coinvolta non solo era intestata a prestanome, ma che gli indagati avevano accettato questa titolarità formale in complicità con un socio occulto. Gli investigatori hanno raccolto evidenze che mostrano l’intento degli arrestati di lavorare con una White List per infiltrarsi nel settore degli appalti pubblici, seguendo un piano studiato per agevolare l’attività criminale del gruppo ‘ndranghetistico emiliano. Questi elementi evidenziano non solo la complessità della rete criminale, ma anche la loro determinazione a eludere i controlli e a espandere i loro interessi illeciti.
Gli arresti e il sequestro dei beni sono un’indicazione chiara della continua battaglia delle forze dell’ordine contro la criminalità organizzata e la loro capacità di infiltrarsi in attività legali. Le indagini continueranno per cercare di rintracciare il sesto indagato e per approfondire il ruolo più ampio di questa rete nel contesto della criminalità in Emilia-Romagna.