Il progetto di parco eolico Phobos, che dovrebbe sorgere tra Orvieto e il Lago di Bolsena, sta suscitando un acceso dibattito. Un vasto gruppo di intellettuali e cittadini esprime preoccupazioni per l’impatto che la costruzione di sette turbine eoliche alte oltre 200 metri potrebbe avere sul paesaggio e sul patrimonio culturale della zona. La questione ha guadagnato attenzione mediatica e sollevato interrogativi sulle implicazioni della transizione energetica in territori ricchi di valori storici e naturali.
La mobilitazione degli intellettuali
Un significativo appello è stato lanciato da oltre cento intellettuali, tra cui nomi noti del panorama culturale italiano come la regista Alice Rohrwacher e il docente di urbanistica Giovanni Attili, insieme a figure rispettate come Marco Bellocchio, Luca Guadagnino, Dacia Maraini e Salvatore Settis. Questi intellettuali si sono rivolti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per esprimere i propri timori riguardo al progetto Phobos. Nel loro documento, mettono in evidenza i pericoli associati alla realizzazione del parco eolico, in particolare per la sua prossimità a siti di grande valore storico e archeologico, come la Necropoli etrusca del Lauscello, situata a soli 500 metri da una delle turbine previste. La preoccupazione centrale è che la presenza di queste strutture comprometterebbe l’integrità del paesaggio e l’autenticità culturale di un territorio già fragile.
Le voci degli intellettuali pongono l’accento su come la bellezza e l’eredità culturale della regione possano essere seriamente danneggiate da interventi architettonici considerevolmente “fuori scala”. La sfida è quindi quella di trovare un equilibrio tra le esigenze energetiche e la salvaguardia dei patrimoni storici, che rappresentano un elemento fondamentale per l’identità culturale locale.
Richiamo al Codice dei Beni Culturali
Nel loro appello, gli intellettuali richiamano l’attenzione sul Codice dei Beni Culturali, che stabilisce una distanza minima di tre chilometri tra impianti eolici e beni di valore storico. Questa normativa è stata già ridotta rispetto alla soglia originaria di sette chilometri, al fine di agevolare la realizzazione di impianti eolici, ma la recente decisione del Tar dell’Umbria ha sollevato ulteriori interrogativi sulla protezione dei beni culturali. Emergono preoccupazioni sul fatto che questa diminuzione della distanza possa portare a una proliferazione di installazioni eoliche in aree che invece dovrebbero rimanere tutelate.
La questione si fa particolarmente complessa non solo per il valore artistico e culturale dei luoghi coinvolti, ma anche per le implicazioni sulla biodiversità e sull’ecosistema locale. Gli intellettuali avvertono che non solo il patrimonio storico è a rischio, ma anche l’accento sull’importanza di adottare pratiche nel rispetto delle normative può venire meno se la spinta economica prevale su quella culturale.
Riflessioni sulla transizione energetica
Il tema della transizione energetica sostenibile è al centro del dibattito, ma i firmatari dell’appello avvertono che questa deve essere orientata verso un uso consapevole delle risorse territoriali. Criticano quella che definiscono una “razionalità strumentale ed economicistica”, suggerendo che un approccio non critico verso le attività di sfruttamento del territorio potrebbe invece contribuire ad aggravare la crisi ecologica del paese.
Le preoccupazioni degli intellettuali si allineano con una visione più ampia sulle scelte strategiche del settore energetico, ponendo domande sul modello economico sottostante e sulla sua capacità di conciliare sviluppo e tutela ambientale. L’urgente necessità di trovare soluzioni alternative e innovative si fa sempre più marcata, per evitare possibili danni irreparabili al patrimonio naturale e culturale italiano.
Un movimento di opposizione in crescendo
Il dibattito sul progetto Phobos non si limita al solo territorio umbro, ma si inserisce in una mobilitazione più ampia che sta interessando l’Italia. In Toscana, il gruppo Tess – Transizione Energetica Senza Speculazione sta raccogliendo consensi contro l’autorizzazione di nuovi progetti eolici e fotovoltaici. Con il supporto di organizzazioni come Italia Nostra, WWF e Club Alpino Italiano, questi gruppi mettono in evidenza il rischio che l’espansione delle fonti rinnovabili possa portare a violazioni del paesaggio naturale e culturale, in particolare evidenziando gli effetti negativi dell’abbattimento di boschi e della costruzione di impianti in aree rurali.
La mobilitazione in Toscana, simile a quella in Umbria, sottolinea l’importanza di rivisitare i criteri e le norme relative alla realizzazione di impianti energetici, sollecitando i decisori politici a una valutazione più attenta e responsabile. In un contesto di crescente sensibilità verso le questioni ambientali e patrimoniali, la lotta contro il progetto Phobos e per una transizione energetica più sostenibile continua a crescere, mostrando chiaramente la necessità di un dialogo costruttivo e di una pianificazione che tenga conto della storia, della cultura e dell’ambiente.
Ultimo aggiornamento il 25 Settembre 2024 da Laura Rossi