Il 25 aprile resta una data centrale nella storia italiana, simbolo di liberazione e di impegno civile. Nel 2025, la memoria della Resistenza non è solo commemorazione di un passato lontano, ma un richiamo a valori che ancora oggi attraversano la società . Marco Damilano ha voluto questo messaggio al centro di “Ora e sempre 25 aprile”, una trasmissione speciale trasmessa venerdì sera su Rai3, che si svolge a Casa Cervi, un luogo carico di storia e di simboli legati alla lotta antifascista.
La scelta di casa cervi come teatro della memoria
Il programma parte da Casa Cervi a Gattatico, provincia di Reggio Emilia, per uscire dagli ambienti televisivi canonici e ancorare il racconto in un luogo dove la Resistenza ha lasciato tracce vive. Qui, nel dicembre del 1943, i sette fratelli Cervi furono arrestati e poi fucilati dalle milizie fasciste, un evento emblematico della repressione contro i partigiani. La dimora rappresenta un simbolo di quella battaglia dove si sono intrecciate scelte individuali e collettive che hanno contribuito alla nascita della Repubblica italiana. Damilano sottolinea come uscire dallo studio romano per tornare alle radici di questa storia serva a restituire quelle storie alla comunità nazionale, perché non rimangano solo date sul calendario.
Casa Cervi non è solo una testimonianza storica ma anche un centro di memoria che invita a riflettere sulle radici della democrazia italiana. Il fatto che la serata venga trasmessa da lì evidenzia quanto l’antifascismo rappresenti ancora oggi una base imprescindibile per la vita civile del paese. Ricordare i Cervi, la loro scelta e il loro sacrificio non serve solo a celebrare un episodio ma a dare senso all’impegno di chiunque si batte per la libertà e la giustizia sociale.
La resistenza come esperienza nazionale e inclusiva
La Resistenza non è mai stata un fenomeno ristretto a poche persone o a singole città . Il racconto di questa serata punta a mostrare un quadro più ampio, coinvolgendo esperienze sparse dal nord al sud della penisola. Damilano ricorda che Matera fu la prima città a insorgere, seguita da altre comunità che si mobilitarono in forme diverse: operai, studenti, contadini, artigiani, partigiani, tutti uniti contro il nazifascismo. Non solo gruppi isolati, ma un movimento diffuso che allargava le fila fino a configurare i primi semi dei partiti democratici che sarebbero nati dopo la guerra.
Si mette in luce una dimensione collettiva e inclusiva della Resistenza, che è stata una battaglia civile di uomini e donne con storie, provenienze e ruoli differenti. Anche in televisione, ambiente solitamente distante dalla complessità della storia, si tenta di far emergere questa diversità . Il programma ha scelto di dare spazio a ciò che spesso non viene ricordato abbastanza: la partecipazione delle donne. Fino ad allora, quello fu il primo momento di grande protagonismo femminile nella vita pubblica del paese.
Il ruolo delle donne nella resistenza
Tra i protagonisti della serata spiccano diverse testimonianze di donne che hanno giocato un ruolo diretto nella lotta antifascista. Teresa Vergalli, staffetta partigiana; Flora Monti, una ragazza di appena 12 anni che divenne la più giovane staffetta; Mirella Alloisio, figura di rilievo nella Resistenza genovese. Questi esempi mostrano come il coinvolgimento femminile non fu marginale o secondario, ma parte integrante dell’azione partigiana. Le donne, impegnate come portatrici di informazioni, collegamenti, ma anche nella lotta attiva, contribuirono a tenere viva la rete di opposizione al regime.
La narrazione propone anche volti contemporanei che continuano a tenere viva questa eredità . Non si tratta solo di racconti storici, ma di un dialogo aperto tra generazioni. Viene infatti invitata Emma Ruzzon, presidente del consiglio degli studenti di Padova, a rappresentare le nuove leve che continuano a interrogarsi sul senso della resistenza nella società attuale. La loro presenza serve a ricordare che i valori di allora trovano riscontro nella vita quotidiana dei giovani, anche oggi.
La stagione della memoria e il momento attuale del paese
La puntata prende in considerazione anche un momento delicato per l’Italia: la vicinanza tra le celebrazioni del 25 aprile e il lutto per la scomparsa di papa Francesco. Damilano affronta il tema senza sovrapposizioni polemiche. La morte del Pontefice colpisce tutta la società italiana, ma non entra in conflitto con il senso della festa nazionale. Il 25 aprile resta una ricorrenza popolare, ampiamente condivisa e sentita in maniera collettiva.
Nella trasmissione, insieme a molte altre figure del mondo culturale e giornalistico, si riflette anche sul pontificato di papa Francesco. La sua attenzione a temi come pace, accoglienza e solidarietà dialoga con lo spirito della Resistenza italiana. Non solo una coincidenza temporale, ma un’occasione per ribadire valori oltre ogni divisione e chiusura. In questo modo, l’anniversario diventa un momento di condivisione e di impegno per il presente, un richiamo a tenere vive le ragioni di libertà e umanità che hanno trasformato l’Italia nel dopoguerra.