La cerimonia degli Oscar 2025 è ormai alle porte e, per la prima volta dopo anni, Hollywood si ritrova a esplorare in modo audace i temi religiosi e spirituali. Tra i film in nomination, tre pellicole di particolare rilievo, ovvero “Conclave”, “The Brutalist” e “A Real Pain”, affrontano questioni legate alla fede, alle tradizioni religiose e ai dilemmi morali. Questa nuova apertura ai temi religiosi si fa notare non solo per il contenuto, ma anche per il contesto socio-politico attuale, dominato da figure pubbliche che traggono ispirazione dalla religione.
I film candidati e le loro tematiche
“Conclave”, diretto da Edward Berger, si focalizza sulla successione papale e ha già suscitato tanto dibattito, in particolare per la sua trama sorprendente e controversa. La pellicola ha ricevuto riconoscimenti importanti, come il premio ai SAG e ai BAFTA, nonostante non abbia riscosso inizialmente l’attenzione sperata. La rappresentazione delle volte della Cappella Sistina, ricostruite a Cinecittà, offre una potente immagine di spiritualità, in un’epoca in cui personaggi come Donald Trump rivendicano un legame diretto con Dio. Le opinioni su “Conclave” si sono polarizzate, specialmente tra i commentatori più vicini alla destra cristiana, evidenziando come la narrativa religiosa possa dividersi in maniera netta nel panorama contemporaneo.
Anche “The Brutalist”, con Adrien Brody tra i protagonisti, affronta elementi di spiritualità e riflessione religiosa. La presenza di scene ambientate in sinagoga e l’omaggio all’architetto ungherese Laszlo Tóth, che è sopravvissuto all’Olocausto, portano alla luce una profonda riflessione sui traumi storici e le sofferenze del popolo ebraico. La cappella, con la sua croce invertita e il marmo di Carrara, suscita un dialogo visivo e simbolico che si intreccia con le ingiustizie del passato.
Infine, “A Real Pain” mette in scena il viaggio di due cugini ebrei in Polonia, focalizzandosi sul trauma multigenerazionale derivante dalla Shoah. La sceneggiatura, scritta da Jesse Eisenberg, interroga il peso del ricordo e delle esperienze familiari, mentre il tema della memoria si erge come faro guida. Questa riflessione emotiva sulle sofferenze subite e l’eredità dello sterminio si rivela particolarmente attuale in una società globale, dove i temi dell’identità e della resilienza di fronte all’ingiustizia rimangono rilevanti.
Lontano dal silenzio: un ritorno ai temi religiosi
La presenza di questioni religiose nel cinema non è qualcosa di inusuale, ma negli ultimi anni Hollywood aveva teso a evitare una tale esplorazione. La vittoria di “Spotlight” nel 2015, che denunciò le molestie sessuali nella Chiesa cattolica, aveva aperto una porta, ma successivamente altri film come “I due papi” del 2019 non erano riusciti a conquistare il riconoscimento più ambito. La mancanza di candidature per opere di registi noti, come Martin Scorsese con “Kundun” e “L’ultima tentazione di Cristo”, evidenziava un apparente allontanamento dai temi religiosi all’interno della narrazione cinematografica.
Con l’imminente spettacolo degli Oscar, il panorama sembra cambiato. L’industria cinematografica si mostra più aperta nel dare spazio a narrazioni che affrontano la fede, il dubbio e il conflitto interiore. Questo potrebbe rappresentare un nuovo capitolo per Hollywood, dove le questioni religiose non sono più da relegare a un passato dimenticato, ma piuttosto occasione di profondi interrogativi sul presente e sul futuro, permeando le storie raccontate sul grande schermo.
Nei prossimi giorni sarà interessante osservare come questi film si comporteranno ai Golden Globe e, successivamente, agli Oscar. Per il pubblico e gli osservatori, ciò che emerge non è solo il riconoscimento delle opere, ma un segnale di cambiamento verso un convengo tra fede, arte e società che potrebbe ridefinire il dialogo culturale negli anni a venire.