Ospedale di Ciriè: una drammatica attesa di tre giorni per un intervento non arrivato

Ospedale di Ciriè: una drammatica attesa di tre giorni per un intervento non arrivato

La storia di Mario, un anziano bloccato per giorni in Pronto Soccorso con una vertebra fratturata, evidenzia le gravi inefficienze e carenze della sanità pubblica in Piemonte.
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Ospedale di Ciriè: una drammatica attesa di tre giorni per un intervento non arrivato - Gaeta.it

Mario, un anziano residente nel torinese, è diventato il simbolo di una sanità pubblica in crisi dopo aver trascorso tre notti e tre giorni nel Pronto Soccorso dell’Ospedale di Ciriè con una vertebra fratturata. Questa storia, riportata da Repubblica Torino, getta luce su un problema che affligge il sistema sanitario locale, evidenziando difficoltà nelle comunicazioni e nelle tempistiche di intervento, che lasciano i pazienti in condizioni sempre più precarie.

L’incidente e il ricovero di Mario

Martedì 11 febbraio, un inatteso incidente ha cambiato la vita di Mario mentre tentava di sistemare una serranda nella sua abitazione. Una caduta da una scala ha avuto come esito una frattura della vertebra L2. Subito dopo il ricovero iniziale, il personale medico ha proceduto con gli accertamenti e ha potuto confermare la diagnosi. Tuttavia, per stabilire il trattamento più indicato, è stata necessaria una consulenza specialistica. Questa decisione ha segnato l’inizio di un’odissea che avrebbe portato il paziente a un’attesa estenuante e all’inefficienza di un sistema sanitario sovraccarico.

Una volta giunto al Pronto Soccorso, Mario è stato sottoposto a una serie di esami e accertamenti. Il personale medico, pur avendo preparato tutto il necessario per un intervento, si è trovato a dover dipendere dalla consulenza di un nuovo ospedale, il CTO di Torino, rinomato per la traumatologia d’urgenza. Il protocollo prevede l’invio della documentazione e delle immagini diagnostiche tramite un fattorino dell’ASL, processo che inizialmente sembrava fluido e promettente.

Il problema della comunicazione tra ospedali

Il passaggio di documentazione fondamentale dal Pronto Soccorso di Ciriè al CTO di Torino è stato però il punto cruciale in questo allarmante episodio. Nonostante il fattorino abbia affermato di aver consegnato il materiale, gli specialisti del CTO hanno comunicato di non aver ricevuto nulla, bloccando così il processo di diagnosi e di intervento. Questa interruzione nella catena di comunicazione ha costretto Mario a rimanere in attesa, parcheggiato su una barella per quasi 72 ore, senza assistenza adeguata.

Durante questo lungo periodo, Mario ha sperimentato non solo la frustrazione di un’attesa prolungata, ma anche la sofferenza fisica. Rimasto senza cibo e in una condizione di estrema vulnerabilità, il paziente ha atteso un parere che non si è mai materializzato. L’ASL TO4 ha fornito una versione ufficiale dei fatti, spiegando la situazione e tentando di chiarire i ruoli di ciascuna parte e l’efficacia dei monitoraggi clinici. Ma le giustificazioni non hanno placato le preoccupazioni di chi vive giornate simili, evidenziando una volta di più le carenze del nostro sistema sanitario.

La crisi della sanità pubblica in Piemonte

L’episodio di Mario non è purtroppo un caso isolato, ma rappresenta un segnale di allerta sullo stato della sanità pubblica in Piemonte e in Italia. I Pronto Soccorso sono attraversati da situazioni di sovraffollamento e inefficienza. Secondo i dati di Cittadinanzattiva, circa il 30% delle segnalazioni riguardano proprio i Pronto Soccorso piemontesi, con attese che possono estendersi fino a giorni. La scarsità di posti letto nei reparti ospedalieri costringe i pazienti a sostare per giorni in aree di emergenza, creando una situazione insostenibile.

Uno dei problemi maggiori del sistema di emergenza è la comunicazione inadeguata e l’elevato grado di burocrazia. L’episodio di Mario sottolinea come un semplice CD con le immagini diagnostiche possa sparire nel nulla a causa di inefficienze nel sistema, ritardando il trattamento di pazienti già in una condizione critica. Attualmente, molte procedure sanitarie continuano a dipendere da strumenti obsoleti, i cui rischi si riflettono negativamente sui pazienti privati di assistenza tempestiva.

Le prospettive di miglioramento e il futuro dei servizi sanitari

Mentre le autorità sanitarie esprimono rammarico per le difficoltà emerse durante la vicenda di Mario, ciò che è chiaro è che il servizio sanitario ha bisogno di un ripensamento totale. È indispensabile che i sistemi informatici vengano digitalizzati e che i processi burocratici vengano semplificati per garantire una comunicazione rapida e sicura tra le strutture sanitarie. Un’adeguata integrazione tecnologica non solo migliorerebbe l’efficacia del servizio, ma potrebbe anche ridurre gli errori umani e i tempi d’attesa.

La storia di Mario, con il suo carico di disagi, deve essere ascoltata. I pazienti non possono più essere costretti a vivere esperienze di sofferenza e ignoranza rispetto alle loro condizioni cliniche a causa di un sistema in crisi. Un cambio di rotta appare urgente e necessario per garantire a tutti il diritto a un’assistenza sanitaria di qualità, tempestiva e adeguata alle reali esigenze della popolazione.

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