Palermo si ferma oggi per ricordare uno dei suoi più illustri servitori della legge, Boris Giuliano, assassinato dalla mafia il 21 luglio 1979. La commemorazione avviene in un contesto di crescente consapevolezza sulle dinamiche mafiose e sull’importanza della lotta alla criminalità organizzata. Giuliano è stato una figura chiave nelle indagini sui collegamenti tra mafia e politica, e la sua eredità continua a influenzare i metodi investigativi in tutta Italia.
Vita e carriera di Boris Giuliano
Un investigatore d’eccezione
Boris Giuliano nacque a Palermo nel 1930 e dedicò la sua vita a combattere la criminalità organizzata. Dopo aver completato gli studi e servito nei Carabinieri, entrò nella Polizia di Stato, dove avrebbe lasciato un segno indelebile. Negli anni Settanta, un periodo turbolento per la Sicilia e l’Italia, Giuliano intuì che la mafia stava subendo una trasformazione profonda. Le sue doti investigative lo portarono a scoprire l’interconnessione tra Cosa Nostra e il mondo politico, un tema che stava per esplodere nel cuore della Repubblica con Tangentopoli.
Le indagini innovative
Giuliano mise in atto una serie di inchieste che rivoluzionarono il modo di combattere la mafia. Eseguì operazioni su vasta scala, come quelle sulle esattorie dei cugini Salvo e sul misterioso caso di De Mauro, un giornalista scomparso in circostanze oscure. I suoi metodi investigativi erano all’avanguardia per l’epoca, favorendo l’uso dell’intelligence e dell’analisi investigativa. Grazie alla sua visione acuta e all’impegno instancabile, Boris Giuliano riuscì a fare luce su dinamiche mafiose che fino ad allora erano rimaste nell’ombra.
L’omicidio di Boris Giuliano
Un delitto che ha scosso la comunità
Il tragico evento che ha segnato la vita di Giuliano si è consumato al bar Lux, in via Francesco Paolo Di Blasi. Il suo assassino, Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina, gli diede la morte in un contesto di crescente tensione tra le forze dell’ordine e la criminalità organizzata. La sua morte non fu solo un colpo per la Polizia, ma un duro affronto a tutta la società civile, in marcia verso una maggiore giustizia e sicurezza. L’omicidio di Giuliano rappresenta un momento cruciale nel contrasto alla mafia, spingendo le istituzioni a riflettere sulla necessità di metodologie più efficaci nel contrastare questo fenomeno.
L’eredità di un eroe
Boris Giuliano è ricordato non soltanto come un poliziotto ma come un vero eroe della lotta contro la mafia. La sua figura è diventata simbolo di resistenza e determinazione nel combattere le forze criminali. Come evidenziato anche da Giovanni Falcone, Giuliano ha preparato il terreno per le generazioni successive di investigatori, instillando un approccio innovativo e strategico nelle indagini. La sua eredità vive anche nelle forze dell’ordine di oggi, che si ispirano ai suoi metodi e alla sua integrità.
La cerimonia di commemorazione a Palermo
Presenze istituzionali e messaggi di ricordo
Oggi, a Palermo, la cerimonia di commemorazione di Boris Giuliano ha visto la partecipazione di importanti figure istituzionali, tra cui il prefetto di Palermo, Massimo Mariani, e il questore, Maurizio Calvino. Inoltre, anche i familiari del capo della squadra mobile erano presenti, portando un tributo personale alla memoria di Giuliano. Il sindaco Roberto Lagalla ha espresso parole di riconoscimento, sottolineando: “A 45 anni dalla sua uccisione per mano mafiosa, ricordiamo il capo della Squadra mobile Boris Giuliano. Acuto investigatore, innovativo nell’introdurre nuovi metodi di indagine, Boris Giuliano può essere considerato uno dei primi poliziotti ad aver rivoluzionato il modo di combattere la criminalità organizzata. Ancora oggi la sua resta un’eredità da non disperdere.”
La continuità della memoria collettiva
La cerimonia ha rappresentato un momento di riflessione collettiva non solo sul passato, ma anche su come la lotta contro la mafia richieda impegno costante da parte di tutte le istituzioni e della società. La memoria di Boris Giuliano continua a vivere non solo nei racconti di chi lo ha conosciuto, ma anche nel lavoro quotidiano di chi si impegna a rendere Palermo e l’Italia un luogo più sicuro e giusto. La commemorazione odierna, quindi, non è solo un memento, ma un appello alla vigilanza collettiva nella lotta contro le ingiustizie e per un’Italia libera dalla mafia.